Il coinvolgimento dell’architettura nel progetto sismico: l’isolamento alla base in Italia prima e dopo il terremoto in Abruzzo del 2009

Autori

  • Alberto Parducci Università di Napoli

Abstract

Nel clima d’affari che regola le attività umane si è consolidata l’abitudine, dove più dove meno, di progettare gli edifici in due fasi. Opera prima un “architetto” al quale è affidata la definizione degli aspetti morfologici e distributivi. Egli segue il suo compito impegnato ad applicare i canoni della scuola di appartenenza. Interviene poi un “ingegnere” il quale, depositario di poteri matematici, svolge elaborazioni numeriche utilizzando procedimenti automatici. Il suo compito è limitato al rispetto di prescrizioni più o meno aggiornate per ottenere la cosiddetta “messa a norma”; obiettivo che, grazie anche alla diffusione della cultura mediatica, tanto preoccupa l’opinione pubblica. Questa dicotomia ha stabilito una scissione culturale che ormai coinvolge tanto l’organizzazione ed i contenuti dei percorsi formativi quanto le attività di ricerca. Il problema riguarda in modo particolare la progettazione corrente delle costruzioni esposte al rischio sismico. In questo modo si è stabilito un processo involutivo che favorisce un distacco e tende ad escludere un aspetto fondamentale soprattutto per il caso sismico: cioè una concezione olistica della progettazione senza la quale svanisce l’importanza della ricerca di un’appropriata “idea progettuale”. Ciò che negli ultimi decenni è avvenuto in Italia, dove l’Ingegneria Sismica è apparsa con ritardo, fornisce molti spunti di riflessione che conducono necessariamente al coinvolgimento dell’Architettura in un campo nel quale finora essa stessa aveva ritenuto di potersi considerare estranea.

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