Ammalarsi nell’accoglienza. Il disagio mentale in un centro di transito nel Sud della Sicilia
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada2021173863-80Parole chiave:
accoglienza, disagio mentale, vulnerabilità, donne migrantiAbstract
Il presente lavoro descrive un’esperienza lavorativa come antropologo/mediatore culturale in un centro di accoglienza nel 2015, anno precedente all’istituzione dell’approccio hotspot. Il centro dell’articolo è un caso etnografico di una donna gambiana con diagnosi di disturbi affettivi. L’etnografia vuole mettere in luce alcuni aspetti dell’ambiguità della categoria di “persona vulnerabile” e gli intrecci tra il sistema di accoglienza, i vissuti personali delle persone migranti con i loro orizzonti di aspettative, e le condizioni lavorative degli operatori. L’articolo intende in particolare riflettere, da un lato, sul fatto che la generalizzazione della categoria di “vulnerabile” rende poi impossibile distinguere i vari tipi di vulnerabilità, e la loro presa in carico particolare, e, dall’altro lato, sulla ambivalenza dello stesso antropologo nei contesti di accoglienza, egli stesso inserito in dinamiche lavorative, strutturali, personali e gerarchiche che ne limitano la possibilità di azione.##submission.downloads##
Pubblicato
2021-03-03
Fascicolo
Sezione
Special Focus
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