Silenzio dello stato, voce delle donne. Abbandono e sofferenza nell’asilo politico e nella sua assenza
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada2013186%25pParole chiave:
Migrazioni, Asilo politico, Donne migranti, UmanitarismoAbstract
Partendo da una ricerca condotta nei Centri di Accoglienza per Richiedenti Asilo (CARA), questo articolo documenta le vicissitudini delle donne che dopo lo sbarco vivono l’attesa del permesso ai margini dello stato e del sistema di protezione. Illustrando lo scenario europeo e nazionale sull’asilo e attraverso un caso studio, racconto una realtà che scorre silenziosamente all’ombra della legge, mettendo in luce gli effetti perversi del sistema di protezione che da una parte controlla la posizione legale dei soggetti richiedenti asilo non ammettendo sbavature e dall’altra abbandona a una sofferenza duratura, relegando la loro vita quotidiana dentro a griglie di povertà ed esclusione. L’analisi mira a documentare le dinamiche della violenza nei processi di costruzione della soggettività e dal punto di vista di chi subisce l’oppressione sociale. Il saggio riflette costantemente sulla dimensione politica del silenzio e della voce per mostrare come le dinamiche sociali e politiche vissute da chi chiede asilo gettino un’ombra sulle loro soggettività e traiettorie di vita, sino a negare lo status di protezione, e come tutto questo sia percepito con rabbia, sofferenza, e un profondo senso di ingiustizia.
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