Water protectors ‘behind the screen’. Digital activism practices within the #nodapl movement
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada20221968141-162Parole chiave:
attivismo hastag, NoDAPL, media indigeni, mediatizzazione, attivismo digitaleAbstract
Oggetto di questo articolo sono i processi di partecipazione globale e di ascolto politico innescati dal movimento #NoDAPL in contrasto alla realizzazione della Dakota Access Pipeline (DAPL). L’attenzione è segnatamente rivolta verso istanze di hashtag activism, un fenomeno che ha esercitato un ruolo determinante nella mediatizzazione delle rivendicazioni territoriali indigene nel corso delle proteste. Adottando l’hashtag #NoDAPL come specifica chiave di lettura, l’obiettivo è quello di esaminare le modalità attraverso cui gli attivisti di Standing Rock (Water Protectors) hanno riformulato, nel vasto e composito panorama della rete, il dibattito sulla persistenza locale di politiche coloniali percepite come potenzialmente catastrofiche per la sostenibilità sociale e ambientale globale. Hashtag come #NoDAPL e #WaterIsLife hanno catalizzato l’attenzione dei mass media, della politica e del più ampio pubblico su tali tematiche, da un lato, assicurando la presenza di un commentario polifonico e transmediale sull’andamento delle manifestazioni a Standing Rock e, dall’altro, invitando singoli individui e gruppi di tutto il mondo all’organizzazione di flash mob, marce, incontri informativi e occasioni di scambio di qualsiasi natura a supporto delle rivendicazioni indigene. L’attivismo digitale si offre come un fenomeno ricco ed efficace per l’esplorazione netnografica dei nessi tra marginalizzazione, partecipazione e ascolto politico. Applicando le teorie della mediatizzazione e della virtualità ai metodi dell’etnografia digitale si analizza il contesto sopraindicato con l’obiettivo di produrre un breve riepilogo degli impatti che il movimento #NoDAPL ha avuto nei confronti dei contemporanei processi di indigenous voicing e policy-making negli USA e nel mondo.
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