Nascere madri in migrazione. Pratiche inaspettate di libertà?
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada20231pp113-130Parole chiave:
libertà, madri migranti, aspirazioni, futuro, accoglienza migrantiAbstract
Nelle strutture di accoglienza la maternità può divenire strumento di controllo e sorveglianza, come ben descritto dagli studi antropologici sul tema o, invece, di accelerazione di processi di cittadinanza sociale o lavorativa riassemblando saperi, oggetti e ideologie morali del contesto di approdo, coltivando aspirazioni e speranza nel tempo futuro. In questo articolo, che emerge da ricerche con donne divenute madri in migrazione e ospiti di strutture di accoglienza, si rifletterà sulla libertà intesa come insieme di pratiche, dispositivi e relazioni del sé nei contesti ideologici e sociali, osservando il farsi e disfarsi dei desideri del soggetto e delle performance socialmente prescritte. Attraverso alcune esplorazioni etnografiche inerenti alle aspirazioni delle madri migranti e il lavoro informale, così come il consumo/accumulo di beni, si proverà a cogliere quali idee di libertà, che fanno perno sul soggetto autonomo, circolano e vengono plasmate nelle storie locali di accoglienza migranti.
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