“Questa non è una milizia”: i Dozo, la guerra e lo Stato in Costa d’Avorio (1993-2014)
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada2015298%25pParole chiave:
Antropologia, etnografia, milizia, Ddr, Costa D’avorioAbstract
Dalla fine della guerra (2010-11) nella Costa d’Avorio, i cacciatori dozo che combatterono per Alassane Ouattara si sono ritrovati in una posizione di fragilità. Il regime di Ouattara li ha esclusi dal processo di Disarmo, Smobilitazione e Reintegrazione, riducendo le loro possibilità di essere integrati nelle forze militari e di sicurezza statali. Allo stesso tempo, le organizzazioni per i diritti umani hanno accusato i Dozo, intesi come un gruppo compatto, di avere commesso atrocità durante la guerra, sebbene fosse difficile per i testimoni distinguere i Dozo dagli altri ribelli. Questa collusione involontaria fra le organizzazioni per i diritti umani e lo Stato ha favorito i tentativi del regime di liberarsi dei presunti elementi negativi – i Dozo, presentando tali tentativi come un passo verso il ripristino della legge. Infatti, durante la guerra i Dozo avevano lo stesso status di altri gruppi ribelli che ora sono parte dell’esercito e della polizia avoriani. Differenziare i Dozo dagli altri ex-combattenti produce quindi una distinzione là dove non vi è alcuna differenza. Inoltre, gli stereotipi che ritraggono i Dozo come una milizia occulta e destabilizzatrice oscurano i loro legami storici con lo Stato, giacché negli anni Novanta essi hanno svolto il ruolo di polizia. Quantunque le organizzazioni per i diritti umani debbano indagare i Dozo per le accuse di crimini di guerra, possono evitare di rendersi complici dello Stato rifiutando di ritrarre i Dozo come combattenti irregolari in opposizione a tutti gli altri. Svelare questa complessità ci permette di chiarire la natura del coinvolgimento dei Dozo nelle supposte atrocità e di rilevare allo stesso tempo le contraddizioni interne al discorso dei diritti umani e della democrazia avoriana.
##submission.downloads##
Pubblicato
Fascicolo
Sezione
Licenza
- Gli autori mantengono i diritti sulla loro opera e cedono alla rivista il diritto di prima pubblicazione dell'opera, licenziata sotto una Licenza Creative Commons - Attribuzione che permette ad altri di condividere l'opera indicando la paternità intellettuale e la prima pubblicazione su questa rivista.
- Gli autori possono aderire ad altri accordi di licenza non esclusiva per la distribuzione della versione dell'opera pubblicata (es. depositarla in un archivio istituzionale o pubblicarla in una monografia), a patto di indicare che la prima pubblicazione è avvenuta su questa rivista.