Vivere di storie, morire di storie
Intorno alle "Mille e una notte"
DOI:
https://doi.org/10.14672/20211841Parole chiave:
Narratario; Arabeschi; Persuasione; Incastonatura; DesiderioAbstract
Gli psicologi sociali, gli antropologi e gli studiosi di letteratura hanno unanimemente riscontrato nella storia della cultura araba e in particolare nella modellizzazione narrativa una consolidata primazìa del narratario rispetto al narratore, contravvenendo a una situazione che in altre culture è del tutto opposta. La manipolazione del discorso operata dal narratario e gli effetti persuasivi di tale azione ci riconducono non solo alla religione islamica e all’obbligo del proselitismo, bensì a una tradizione letteraria in cui spicca quella costellazione anonima e plurisecolare denominata Mille e una notte. Il contributo ricostruisce in modo rigoroso come il desiderio di ascoltare delle storie – incarnata dal re Shariyar nelle Mille e una notte – corrisponda a una farmacopea: il desiderio di vivere e salvarsi dalla morte.
##submission.downloads##
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyright (c) 2021 Stefano Calabrese
Questo lavoro è fornito con la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.
Tutto il contenuto del sito, compresi gli articoli della rivista, sono licenziati secondo una Creative Commons Attribution 4.0 Unported License, eccetto dove espressamente indicato.
Gli autori mantengono il copyright sui propri articoli e materiali supplementari senza restrizioni e mantengono il diritto di pubblicazione senza restrizioni.