Scritture della vergogna
Il detto e il non detto nella rappresentazione letteraria della violenza sessuale
DOI:
https://doi.org/10.14672/20232276Parole chiave:
Stupro, Vergogna, Norme culturali, Immaginario, Otto-NovecentoAbstract
La rappresentazione letteraria dell’abuso sessuale ha da sempre dovuto fare i conti con le norme e con l’immaginario di una cultura che, anche nel caso di quella europeo-occidentale, non ha saputo configurarsi altrimenti che patriarcale e sessista. Attraverso il detto e il non detto, nella caratterizzazione degli stessi personaggi e nelle dinamiche delle vicende narrate confluiscono difatti una serie di istanze culturali affianco ad esigenze e strategie estetiche e narrative degli autori e delle autrici: istanze con le quali lo spazio testuale chiama apertamente in causa il pubblico, i critici e i lettori. Partendo da queste riflessioni, il presente contributo intende focalizzarsi sul tema più specifico della vergogna delle vittime di stupro, ovvero su una reazione emotiva scandalosamente attuale che implicitamente fa dialogare il piano letterario con quello testimoniale, l’arte con la storia e con l’attualità, evidenziando le specificità, e quindi anche delle crepe e delle controtendenze nel discorso letterario tra Otto- e Novecento.
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