Comparatismi
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<p>«Comparatismi» è la rivista fondata dalla <a href="https://www.consultaletteraturecomparate.it/" target="_blank" rel="noopener">Consulta di Critica letteraria e Letterature comparate</a>. <br />Si propone come un luogo di ricerca e di dialogo tra le diverse posizioni teoriche, critiche e metodologiche, focalizzandosi in particolare sui generi letterari, la comparatistica, il linguaggio della poesia, l'ermeneutica, lo storytelling, la teoria della letteratura, la storia della critica, la semiotica del testo, la teoria e la storia della traduzione.</p>Ledizioniit-ITComparatismi2531-7547<p><a href="http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/" rel="license"><img style="border-width: 0;" src="http://i.creativecommons.org/l/by/4.0/88x31.png" alt="Creative Commons License" /></a><br />Tutto il contenuto del sito, compresi gli articoli della rivista, sono licenziati secondo una <a href="http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/" rel="license">Creative Commons Attribution 4.0 Unported License</a>, eccetto dove espressamente indicato.</p><p>Gli autori mantengono il copyright sui propri articoli e materiali supplementari senza restrizioni e mantengono il diritto di pubblicazione senza restrizioni.</p>La somiglianza come induttore causale
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<p>I più recenti studi sul pensiero magico portati a termine dallo psicologo inglese Eugene Subbotsky e un test recente condotto nell’Università di Modena e Reggio Emilia dimostrano come l’<em>homo sapiens</em> abbia ereditato un bias cognitivo in base al quale elementi simili tendono a essere interpretati come l’uno la causa dell’altro, per cui l’isomorfismo è un autentico induttore causale. Invece di costituire una scoria dell’infanzia o di epoche arcaiche, gli studi neuro-cognitivisti forniscono valide evidenza del fatto che l’isomorfismo aiuta a leggere la realtà secondo sistemi classificatori spesso non divergenti dalla logica scientifica, e che la controfattualità in particolare (si tratti di fiabe o di <em>science fiction</em>) costituisca non solo un terreno di sperimentazione della logica causale ma altresì un attivatore di creatività.</p>Stefano Calabrese
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2025-11-202025-11-201045747010.14672/20253125Neuroretorica dello "straniamento"
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<p>La teoria dello<em> straniamento</em> teorizzata dal formalista russo Viktor Šklovskij ha trovato un avallo probatorio nell’ambito del gestaltismo e parziali opposizioni nella comunità scientifica degli ultimi anni, soprattutto nell’ambito del neuro-cognitivismo. Psicologi e neuro-scienziati hanno infatti messo in luce non solo come l’emisfero destro del cervello umano sia specializzato nel processare l’ignoto prima che intervenga l’emisfero sinistro a operarne una classificazione, ma come la novità costituisca un pericolo potenziale là dove l’ippocampo non trova archiviato nulla di simile, e quindi l’azione fondamentale svolta dal cervello – il <em>predictive processing</em> – può incorrere in errori previsionali e incrinare il circuito della ricompensa: anche la cosiddetta sindrome di Stendhal va riletta oggi come effetto pernicioso del <em>novum</em> sul cervello. Il contributo storicizza il concetto di novità a partire dal primo Novecento e lo raffronta all’attuale proliferazione di serializzazioni e adattamenti, che agiscono in modo opposto allo <em>straniamento</em> di Šklovskij, dando luogo alla ripetizione e al sempre-uguale dell’estetica <em>mainstream</em>.</p>Stefano CalabreseValentina Conti
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2025-11-202025-11-201047149010.14672/20253126"Philosophy for Children e neuronarratologia": allenare il ragionamento abduttivo con il disegno sequenziale
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<p>Dopo un lungo periodo di oblio all’interno della riflessione filosofica, a partire dalla fine dell’Ottocento, grazie a Charles S. Peirce, ha avuto inizio l’ascesa dell’abduzione non solo a livello logico, ma anche a livello semiotico e interpretativo, e in molti altri ambiti scientifici, oltre a essere riconosciuta come un processo cognitivo fondamentale nella vita quotidiana. Questo contributo presenta e discute i risultati di un’attività narratologica sperimentale, che rientra nell’alveo della <em>Philosophy for Children</em>, che ha utilizzato il disegno sequenziale per ‘allenare’ la capacità di inferire abduttivamente. Insieme al ragionamento abduttivo, sono state anche sollecitate alcune delle competenze a esso connesso quali l’inferenza causale, la spiegazione causale e la previsione causale.</p>Valentina Conti
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2025-11-202025-11-201049151810.14672/20253127Da Shakespeare a Verdi, dalle traduzioni ai libretti
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<p>L'articolo mira a esplorare il complesso rapporto tra i libretti verdiani e le traduzioni di Shakespeare nell’Italia dell’Ottocento, un campo ancora parzialmente inesplorato soprattutto a causa dell’assenza di una cronologia completa delle edizioni in circolazione nella penisola nel diciannovesimo secolo. Proprio la mancanza di un catalogo esaustivo rende difficile tracciare le scelte di traduzione e individuare le edizioni di riferimento, le varianti testuali e le preferenze dei librettisti, che spesso preferivano specifici traduttori in relazione alle proprie caratteristiche linguistiche e culturali. Un caso emblematico è rappresentato dalla gestazione del <em>Re Lear</em>, il cui progetto, mai portato a termine da Verdi, rivela attraverso le due versioni del libretto di Antonio Somma come le traduzioni di Shakespeare abbiano influito sulle scelte drammaturgiche e compositive, e come la mancanza di una versione definitiva abbia contribuito al fallimento del tentativo. Analizzando le differenze tra le due versioni del libretto, si può risalire alle traduzioni adottate e valutare in che modo queste abbiano modellato il testo e la percezione dell’opera in Italia. La ricerca mette in evidenza dunque l’importanza di una ricostruzione storica e filologica delle edizioni, per comprendere meglio il rapporto tra traduzioni e poetica verdiana evidenziando come le variazioni testuali abbiano influenzato la ricezione e lo sviluppo del melodramma verdiano basato su Shakespeare.</p>Eduardo Grumelli
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2025-11-202025-11-201051953310.14672/20253128Heidegger, Hölderlin e la poeticità del tempo
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<p>L’articolo indaga il dialogo tra Heidegger e Hölderlin, mostrando come la poesia diventi per il filosofo tedesco luogo originario dell’esperienza del tempo. Nella parola hölderliniana, Heidegger riconosce un dire che trasforma l’interprete, dissolvendo la distanza tra <em>chi scrive</em> e <em>chi pensa</em>. La poesia, come tempo autentico, precede ogni logica: essa è la dimora in cui il linguaggio crea il mondo e il pensiero trova il suo “altro inizio”.</p>Giampiero Moretti
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2025-11-202025-11-201053454010.14672/20253129Tornare a casa. La letteratura tra la nostalgia, i media digitali e il libro
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<p>Il <em>ritorno </em><em>a casa</em> è tema fondante della letteratura occidentale, prima ancora che la medicina del XVII secolo coniasse il nome di ‘nostalgia’. Descritta all’inizio come patologia clinica, la sua nozione si è evoluta in quella di esperienza psicologica complessa in cui la dimensione spaziale (la casa) si incrocia con quella temporale (l’origine). Recenti studi neurocognitivi ne evidenziano ora il potenziale benefico e adattivo e a questa rivalutazione della nostalgia si accompagna una problematica esplosione del desiderio di guardare al passato, in tutti gli ambiti della vita sociale, economica e culturale del nostro tempo: qui, gli algoritmi delle app e i media giocano un ruolo propulsivo, sia da vettori di contenuti nostalgici, sia da oggetti nostalgici in sé. Dal canto suo, e al di là della preoccupazione tematica, la letteratura offre una peculiare <em>nostalgia dei media</em> in cui il libro emerge – specie in alcuni casi di narrativa postdigitale – quale medium privilegiato di una nostalgia letteraria che fa i conti con il trauma di un presente digitalizzato e l’obsolescenza del supporto tipografico.</p>Paolo Sordi
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2025-11-202025-11-201054155310.14672/20253130Sulla soglia del canone: strategie dell’autorialità e politiche della ricezione in Milan Kundera
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<p>Il saggio analizza le strategie autoriali messe in atto da Milan Kundera per orientare la ricezione e la legittimazione della propria opera fra Francia e Cecoslovacchia, in un contesto segnato dalla progressiva globalizzazione del campo letterario. Attraverso un’indagine che prende le mosse dalla fortuna editoriale e critica de <em>L’insostenibile leggerezza dell’essere</em> (1984), si mette in luce la tensione fra costruzione di un'immagine sovranazionale dello scrittore e vincoli identitari imposti dal mercato editoriale e dalla critica, tanto occidentale quanto ceca. Al centro della riflessione si trovano le nozioni di autenticità, alterità e canone, ripensate alla luce delle trasformazioni dell’autorialità migrante e dei dispositivi di inclusione selettiva messi in atto dal sistema editoriale francese. Il caso Kundera diventa così paradigma di un’autorialità liminale, che oscilla tra esigenze di autoaffermazione estetica e pressioni simboliche esterne.</p>Valentina Vignotto
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2025-11-202025-11-201055456910.14672/20253132From "Here" to Eternity. Space-time singularities between literature, graphic novel and cinema
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<p>By reconciling the narrator and the reader-spectator’s opposite desires to run to the end of the story and to pause in the middle, to conclude and repeat, a literary, graphic or audiovisual narrative is a manifestation of “the internal logic of the discourse of mortality” (P. Brooks). A “narrative is significant to the extent that it draws the traits of temporal experience” (P. Ricœur), elaborating a discourse capable to exorcise the great human fears and sufferings: the senselessness of time, the prison of time, the loss of time, the end of time. The essay tests Ricœur’s theorem by analyzing <em>Here</em>, a paradoxical graphic story published by Richard McGuire in 1989 (as a comic strip) and then in 2014 (as a graphic novel), adapted for the big screen by Robert Zemeckis in 2024.</p>Fabio Vittorini
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2025-11-202025-11-201057058710.14672/20253133Con le migliori intenzioni. Il nuovo puritanesimo al cinema
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<p>L’ideologia <em>woke</em>, versione estrema del politicamente corretto, è caratterizzata da alcuni tratti distintivi: il paradigma identitario, l’ideologia vittimaria, il puritanesimo. Tre elementi che si ritrovano nel movimento <em>#metoo</em> e nella sua variante francese <em>#balancetonporc</em>, la cui nascita del resto coincide proprio con il consolidamento della stessa definizione del termine woke. Tre storie legate al mondo del cinema, e particolarmente alla Francia, ci raccontano la radicalizzazione di uno scontro e il rischio di un nuovo totalitarismo.</p>Sandro Volpe
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2025-11-202025-11-201058860310.14672/20253134La teoria dei generi letterari e la comparatistica: una ricognizione bibliografica ragionata
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<p>La questione dei generi è tornata a occupare, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, una posizione centrale all’interno del discorso letterario, tanto sul versante produttivo quanto su quello teorico ed ermeneutico, al punto tale da far parlare alcuni studiosi, come Ralph Cohen, di un <em>generic turn </em>nell’approccio della critica alla materia letteraria. La nozione di genere, d’altronde, non indirizza solo gli autori nel momento della creazione artistica o l’interpretazione del lettore, ma si presenta come una vera e propria categoria “performativa”, in grado di descrivere categorie testuali i cui caratteri dipendono in larga parte dalla loro formalizzazione, un’azione “modificante” che non interessa esclusivamente la sfera della produzione letteraria, ma anche l’ampio versante della scrittura critico-teorica. Ciò risulta subito evidente se si guarda alla letteratura comparata, ambito critico particolarmente interessato a una nozione trasversale e sovranazionale come quella di genere, e a come l’evolversi di quest’ultima abbia condizionato in maniera profonda i suoi recenti sviluppi. Il presente contributo intende, quindi, ripercorrere i recenti sviluppi della comparatistica legati all’evolversi del concetto di genere letterario, offrendo una bibliografia ragionata che andrà a soffermarsi sui più importanti contributi teorici sul tema e su come questo abbia indirizzato il pensiero critico-letterario degli ultimi decenni.</p>Davide Carnevale
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2025-11-202025-11-201012010.14672/20253090Un rapporto dialettico. La forma breve nel sistema dei generi letterari
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<p>All’interno degli studi di comparatistica, un’attenta considerazione del rapporto dialettico tra le forme e i generi apre a interessanti prospettive, che guardano alla complessità del <em>farsi</em> dell’opera e mettono in luce aspetti fondamentali del sistema dei generi, secondo un taglio sia diacronico sia sincronico. Particolarmente significativi risultano, in quest’ottica, gli studi sulla forma breve, che negli ultimi decenni hanno conosciuto una crescente diffusione, come testimoniato dai convegni e volumi nati in ambito nazionale e internazionale. La peculiare ricorsività della forma breve, infatti, fa sì che essa entri <em>in interferenza</em> con più generi, attraversandoli trasversalmente. Ripercorrendo gli esiti delle ricerche su tale interazione, il contributo intende mostrarne i molteplici apporti: dal rilievo del “valore conflittuale” (Montandon) che la forma breve assume rispetto ai generi letterari vigenti, alla riconsiderazione del romanzo o di forme lunghe in virtù dell’innestarsi, al loro interno, della <em>brevitas</em>; dalle narrazioni brevi nate in seguito alla rivoluzione digitale, all’ibridazione di codici espressivi e <em>media</em> diversi.</p>Elisa Caporiccio
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2025-11-202025-11-2010213510.14672/20253091Il genere del romanzo nell’era della globalizzazione: tra global novel e romanzo-mondo
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<p>L’articolo intende fornire una mappatura delle complesse teorie contemporanee che cercano di ridefinire il genere del romanzo all’interno delle dinamiche politiche, storiche, economiche, della globalizzazione e della decolonizzazione. La storica opposizione tra tradizione mimetica auerbachiana (la tradizione di Waterloo) e pluridiscorsività bachtiniana (la tradizione della Mancia) sembra riattivarsi nella contemporaneità tra un <em>global novel</em> che segue i moduli della cronaca e della non-fiction, e un romanzo-mondo transculturale e multilingue, maggiormente legato ai moduli del <em>real maravilloso</em>. Tali differenze stilistiche e ontologiche si ripercuotono poi nel modello di mondo rappresentato: da un lato il globo senza frontiere del capitalismo, dall’altro la Mondialità relazionale e decoloniale tra le località. </p>Mattia Bonasia
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2025-11-202025-11-2010365110.14672/20253092Genere letterario e performatività: una prospettiva teorica
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<p>A partire dalla nozione di performatività elaborata da J. L. Austin e dal suo ripensamento in chiave critica e sociale da parte di Judith Butler, il genere può essere inteso come un dispositivo che si produce e si consolida nell’atto stesso della sua enunciazione. Sulla scorta di tale nozione, l’articolo propone un’analisi della performatività come chiave interpretativa utile a comprendere la dinamica dei generi letterari, mettendo in discussione l’eredità essenzialista per valorizzare la dimensione pragmatico-relazionale del genere. A fine dimostrativo si prenderanno in considerazione due fenomeni recenti, quali il <em>new weird</em> e la <em>climate fiction</em>.</p>Annamaria Elia
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2025-11-202025-11-2010526310.14672/20253093Paraletteratura: i limiti di un concetto critico nella definizione dei generi letterari
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<p>In Italia, la letteratura di genere è stata a lungo dismessa in toto come forma letteraria marginale, e l’intera varietà delle sue manifestazioni è stata rubricata sotto il termine, indistinto e foriero di equivoci, di paraletteratura. Questo contributo illustra perché una simile visione (e divisione) non è soltanto gravemente limitata e limitante quando si tratta di affrontare la complessità dei fenomeni letterari, ma, dal momento che si focalizza esclusivamente sulla sua dimensione letteraria, fallisce nel cogliere le articolate sfumature che il genere ha assunto nel presente. La prima parte di questo contributo prende in esame alcuni testi critici che, in ambito franco-italiano, operano una simile distinzione rigida tra letteratura e paraletteratura (Ricci, Rak, Spinazzola, Couégnas, Simonetti); la seconda, adottando come caso di studio la fantascienza e applicando le teorizzazioni di John Rieder e Damien Broderick, illustra definizioni alternative di un genere che tengano conto della sua complessità, transmedialità, e soprattutto delle dinamiche editoriali e materiali della sua produzione. </p>Marco Malvestio
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2025-11-202025-11-2010648010.14672/20253094 Gender and genre: the empirical recognition of “conversational narrator” in women’s fiction
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<p>This article examines the interplay between gender and narrative form, with particular attention to the identification and function of the conversational narrator in women’s writing. Drawing on the experimental paradigm developed by Bortolussi and Dixon, this article reports the findings of two exploratory empirical studies designed to assess how selected narrative features influence the perception of a female conversational narrator. Employing a mixed between- and within-subjects experimental design, participants read literary excerpts manipulated along two principal dimensions: linguistic gender markers and narrative perspective. Measures included author recognition, narrative transportation, and message evaluation. The results contribute to a more precise understanding of the narrative strategies and compositional conventions associated with the macro-genre of women’s fiction.</p>Toni Marino
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2025-11-202025-11-2010819610.14672/20253099I generi letterari al confronto con la convergenza mediale: tra transmedialità, piattaforme e fanfiction
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3104
<p>Il saggio intende indagare i generi dal punto di vista critico-teorico all’interno della contemporaneità, verificando se e in quale misura i generi letterari siano ancora oggi applicabili a opere quali quelle espanse, collaborative e transmediali derivanti della cultura convergente. I generi sono divenuti nel tempo strumento per porre in comparazione le opere tra di loro, per valutarle e per inserirle all’interno di un determinato canone letterario; in molti casi sono diventati da un lato un modo per organizzare il sistema culturale, dall’altro una modalità per sperimentare e coadiuvare la trasformazione artistica. Con l’avvento della medialità convergente, i generi hanno certamente avvertito ulteriori cambiamenti sia dal punto di vista teorico, che da quello applicativo, considerato che la narrazione ha iniziato a lavorare profondamente sull’ampliamento dello <em>storytelling</em> attraverso media differenti, che, con le loro specificità contribuiscono, all’estensione del prodotto nei modi che gli sono propri. Questo intervento si propone di indagare entrambe le dimensioni (quella teorica e quella applicativa) relative ai generi all’interno delle nuove forme di produzione culturale e, in particolare, attraverso l’analisi delle opere transmediali, delle piattaforme di produzione letteraria e delle <em>fanfiction</em>.</p>Francesca Medaglia
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2025-11-202025-11-20109711410.14672/20253104Il romanzo come articolazione del genere. Schlegel, Lukács e la teoria delle forme
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3097
<p>“Nessun genere poetico ha un’estensione più ampia del romanzo”, scriveva Herder, evidenziandone la capacità di accogliere forme e contenuti estremamente eterogenei. Dalla nascita di una teoria del romanzo, esso si configura non come un genere fra gli altri, ma come luogo di ridefinizione del concetto stesso di genere letterario, strettamente legato alla nuova soggettività dei Moderni. Il primo Romanticismo tedesco, con la sua idea di una Dichtung capace di integrare frammenti di sapere, apre un dibattito sui generi che diventa anche strumento di legittimazione storica. Se letture di impronta nietzscheana hanno spesso enfatizzato i tratti nichilistici del pensiero romantico, qui si propone di ripensare tale discussione attraverso la prospettiva di Lukács, per il quale i generi rimangono un tema invariato di tutta la sua riflessione. L’analisi evidenzia come alcune parti dell’opera lukácsiana mantengano un legame esplicito con la tradizione romantica e con la teoria delle forme.</p>Francesca Monateri
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2025-11-202025-11-201011512410.14672/20253097Reclaiming the Empirical: Artificial Intelligence and Literary Genres
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3098
<p>The paper explores the relationship between AI and literary genres, highlighting their shared features. Both occupy a borderline space between creativity and interpretation, the author’s intentionality and the critic’s gaze. Another convergence is the tension between imposed rules and emerging patterns, which reflects the distinction between a normative and a descriptive conception. The study reviews several applied studies that employ AI for text classification, to bring out tendencies such as emotional dimension, cultural diversity, character networks, and paratextual aspects. Building on this body of work, it develops a theoretical reflection on how AI systems can contribute to redefining the category of literary genre. What emerges is a view of genre as an empirical and pragmatic construct, culturally situated and historically differentiated, composed of heterogeneous elements.</p>Daniel Raffini
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2025-11-202025-11-201012514110.14672/20253098Attraversamenti di genere e risurrezioni del tragico: nuove considerazioni sul mito atridico in Virginia Woolf
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3105
<p>Partendo dalle considerazioni racchiuse all’interno del densissimo saggio <em>On not knowing Greek </em>(1925) dove l’autrice affida prioritariamente al personaggio di Elettra e alla sua corporeità le riflessioni da lei compiute sul genere tragico, il presente articolo mira ad investigare le ragioni che portano Virginia Woolf a un progressivo, e non sempre esplicito, avvicinamento con il materiale mitologico atridico. Ci si interrogherà, di conseguenza, su come il nucleo fondativo del mito possa essere risemantizzato grazie a un lavoro ermeneutico che metta al centro la riflessione sui generi letterari, per poi delineare un ragionamento sulla presenza di un <em>modo</em> tragico all’interno del romanzo <em>Mrs Dalloway</em>. Si proverà a osservare, in ultima istanza, che cosa succede in quei casi in cui la vicinanza con il testo greco consente alla scrittura romanzesca di attivare metafore, motivi e sensazioni desunte da un retroterra tragico che viene rivitalizzato attraverso una fondamentale indagine sullo statuto del romanzo modernista.</p>Vincenzo Spanò
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2025-11-202025-11-201014216110.14672/20253105Il genere come dispositivo di soggettivazione. I "Dramolette" di Robert Walser e la voce della fiaba
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3106
<p>Il saggio esplora la possibilità dell’interpretazione dei generi letterari come dispositivi di soggettivazione nei <em>Dramolette</em> di Robert Walser, in particolare nei piccoli drammi fiabeschi <em>Cenerentola</em> e <em>Biancaneve</em>, per evidenziare come il genere letterario non sia una struttura regolativa, ma anche un mezzo dinamico per la creazione e la decostruzione delle trame e della soggettività di autori e personaggi di finzione. Si mostra come Walser manipoli i generi di fiaba, dramma classico e commedia, intrecciandoli per interrogare il concetto di soggettivazione: i personaggi si pongono come soggetti dinamici, capaci di rifiutare la propria appartenenza ai generi imposti. L’articolo fa riferimento alle teorie del dispositivo di Foucault e Deleuze, incrociandole con quelle di Bagni sul genere, per interpretare il genere letterario come un insieme di forze dinamiche e trasformative.</p>Roberto Talamo
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2025-11-202025-11-201016217510.14672/20253106Generi e modi nella narrativa contemporanea: ipotesi per un “modo ecologico”
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3107
<p>Numerosi studi hanno avanzato la necessità di rinnovare il vocabolario teorico sostituendo il concetto di “genere” con quello di “modo”, in qualità di strumento ermeneutico più idoneo a indagare la fluidità e le contaminazioni immaginifiche e formali della narrativa contemporanea. Il modo risulta particolarmente efficace nel caso del tema ambientale, il cui ibridismo rende difficile l’impiego di una categoria sfocata come quella di “genere ecologico” o “cli-fi”. Questo contributo, dopo aver discusso i vantaggi nell’utilizzo del “modo” al posto del “genere”, intende riflettere intorno a un possibile “modo ecologico” da integrare a quelli già proposti da Ceserani (1999) e Bertoni (2018), evidenziandone soprattutto i movimenti figurali tipici. Per far ciò, si riadatterà quanto Frye (1957) scrisse in merito al peso narrativo e all’agentività del protagonista quali criteri distintivi dei modi. Nel supposto modo ecologico il personaggio umano si situa in uno scenario di coagentività asimmetrica, entro un mondo inventivo caratterizzato dalla polarità tra forze infinitamente più grandi – come gli agenti atmosferici – e forze infinitamente più piccole – come il non umano vegetale o animale. L’ipotesi verrà supportata dalla lettura di <em>Flight Behavior</em> (2012) di Barbara Kingsolver, testo che coniuga un’espansione prospettica atta a ricalibrare lo spazio d’azione dell’umano all’interno di un circostante multiscalare.</p>Aldo Baratta
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2025-11-202025-11-201017619610.14672/20253107Il saggio personale femminista antirazzista di Reni Eddo-Lodge e Nadeesha Uyangoda. Per una decostruzione degli spazi bianchi nel Regno Unito e in Italia
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<p>Partendo dalla definizione di <em>personal essay</em>, il genere letterario attraverso cui le accademiche femministe statunitensi hanno rivendicato non soltanto il proprio diritto all’autorappresentazione ma anche alla produzione dei saperi e alla teorizzazione, il presente articolo esamina come tale genere letterario sia stato ampiamente utilizzato da intellettuali e attiviste femministe nere e <em>of color</em> per denunciare il razzismo negli Stati Uniti. Qui viene coniata la definizione di “saggio personale femminista antirazzista” per esaminare un genere letterario in cui la riflessione femminista diventa intersezionale e femministe nere e non bianche che operano nel contesto europeo contribuiscono a denunciare il razzismo strutturale latente nelle società in cui vivono e anche nei movimenti femministi in cui operano. In particolare, si fa riferimento qui a due casi di studio tratti dal contesto britannico e italiano: <em>Why I’m No Longer Talking to White People about Race</em> (2017) di Reni Eddo-Lodge e <em>L’unica persona nera</em> <em>nella stanza</em> (2021) di Nadeesha Uyangoda.</p>Caterina Romeo
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2025-11-202025-11-201019721310.14672/20253109Beyond Genres and Authorship: The Affective Archive and Migrant Writing in Dani Zelko’s Work
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3110
<p>This article analyzes <em>Reunión</em> (2016-2020), a project by Argentine artist Dani Zelko, as a paradigmatic case for rethinking literary genre from a comparative, expanded, and transmedial perspective. Conceived as a poetic-political device, <em>Reunión</em> combines oral dictation, handwritten transcription, artisanal publishing, and collective reading, generating an affective archive between voice, body, and language. Focusing on the first two seasons of the project, the article interprets <em>Reunión</em> as a migrant and relational practice that subverts literary hierarchies and enacts textual hospitality. It explores the tension between lyric and testimony, the performativity of communal reading, and co-authorship as a critical gesture. In this way, genre emerges as a space of displacement, resonance, and collective invention.</p>Ornela BarisoneValeria Ansò
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2025-11-202025-11-201021422910.14672/20253110Approche générique de l’hétérolinguisme (Marinetti, Savinio, Malaparte)
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3111
<p>Cette étude se propose d’analyser les différentes fonctions que peut remplir l'hétérolinguisme – à savoir l'incursion d'une ou plusieurs langues étrangères au sein d’un texte – dans l'œuvre de trois auteurs franco-italiens de la première moitié du XXe siècle. L'approche comparative adoptée permet de rapprocher diverses typologies génériques sous le signe de ce dispositif : les mémoires de la maturité de Filippo Tommaso Marinetti <em>Una sensibilità italiana nata in Egitto</em>, le prosimètre bilingue d'Alberto Savinio <em>Hermaphrodito</em> et le roman <em>La pelle</em> de Curzio Malaparte. L'analyse vise à éclairer la relation structurelle et herméneutique entre l'hétérolinguisme et le genre dans la littérature plurilingue franco-italienne, tout en légitimant un dialogue critique avec les théories contemporaines des <em>translingual genres</em>.</p>Martina Bolici
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2025-11-202025-11-201023024710.14672/20253111“Il massimo di diversità nel minimo spazio”. Per una "Weltliteratur" dei romanzieri nell’età contemporanea
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3112
<p>L’articolo analizza il contributo offerto da alcuni romanzieri contemporanei al dibattito sulla letteratura mondiale. Nei loro saggi critici, autori come Milan Kundera, Carlos Fuentes, Alejo Carpentier e Adam Thirlwell hanno ribadito la vocazione transnazionale del romanzo, sotto il magistero di Cervantes. Interpretando le loro ipotesi alla luce di un preciso quadro teorico e ricostruendo il dibattito critico da queste sollevato, l’obiettivo dell’articolo è dimostrare la massima pertinenza dell’approccio comparatistico allo studio di un genere quale il romanzo. Inoltre, si vedrà come i romanzieri rispondano al pericolo di una nuova involuzione nazionale degli studi letterari, rintracciando nel confronto con i media un’occasione per ripensare gli strumenti e gli obiettivi caratteristici del romanzo come genere.</p>Simona Carretta
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2025-11-202025-11-201024826010.14672/20253112Restringere lo spazio/semiotizzare il pianeta. Per una "macro-teoria del genere" e verso una tassonomia della "spy story"
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3113
<p>Una macro-teoria della <em>spy story </em>permette di mettere in luce che il genere si caratterizza per 1) il coinvolgimento nelle trame del mondo intero, che tuttavia subisce un restringimento secondo dinamiche contenutistiche o cronotopiche; 2) un’ipercodificazione degli elementi della realtà; una conseguente 3) paranoia come forma di timore costante e generalizzato. È alla luce di ciò che si può elaborare una tassonomia della <em>spy story</em> e mettere in luce, infine, il ruolo decisivo della letteratura di Thomas Pynchon.</p>Gianni Crippa
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2025-11-202025-11-201026127810.14672/20253113La función crítica de los géneros dispersos
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3114
<p>Desde mediados del siglo XX la crítica literaria se desarrolla no solamente en libros y artículos que declaran tal propósito sino también a través de géneros discursivos que asumen la crítica sin declararlo. La función crítica se instala entonces en discursos que, al ocuparse de otros textos, mantienen con ellos relaciones que van desde la voluntad de continuidad hasta la vocación de juicio, pasando por la tentativa de reordenamiento de sistemas discursivos. La propuesta apunta a abordar variantes discursivas identificadas como prólogo, crónica, diario privado y epistolario, cuando su objetivo sea proseguir, justificar o polemizar con un texto, de modo de convertir el propio discurso en vehículo para establecer valores y conceptos operativos, juzgar autores y obras, revisar el canon. En este artículo se privilegia la crónica a partir de las intervenciones de María Moreno. </p>Marcela Croce
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2025-11-202025-11-201027929010.14672/20253114Poetry is Not a Luxury: Re-inventing Poetic Genre through Feminist Revision
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3115
<p>This article explores the revolutionary role of women’s authorship in redefining poetry through feminist revisionism and experimental forms such as verbivocovisual poetry. Traditionally, the poetic canon has been shaped by patriarchal structures, with the poet cast in a ‘quasi-priestly role’ (Gilbert, Gubar, 1979). Women’s reclamation of poetic authority thus constitutes an act of resistance. By embracing unconventional forms – collage, visual poetry, and conceptual works – they simultaneously challenge genre constraints and assert their creative agency. Contemporary voices, including Marjorie Perloff and Susan Stanford Friedman, highlight how these redefinitions destabilise traditional hierarchies of authorship and genre. Italian verbivocovisual poets such as Lucia Marcucci, Ketty La Rocca, Giulia Niccolai, Mirella Bentivoglio, and Tomaso Binga have reshaped poetry through multimedia experimentation. By integrating linguistic, visual, and performative elements, they dismantle the exclusivity of the lyric tradition, transforming poetry into a multisensory and politically charged medium. Their works challenge rigid separations between word and image, poetry and visual art, written text and embodied expression, undermining the dominance of a singular, monologic voice. Through appropriation, fragmentation, and conceptual play (including references to mass media and advertising) they expose and resist patriarchal structures embedded in poetic and social discourse. Recognising these experimental works as poetry reconfigures the genre itself, contesting canonical elitism and affirming the plurality of women’s experiences. As Audre Lorde asserted, “poetry is not a luxury”; it is a necessity for survival and transformation, one that women actively reclaim and redefine.</p>Marzia D’Amico
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2025-11-202025-11-201029131110.14672/20253115Il trauma nel tempo e nello spazio del romanzo: Perrin, Ernaux e Parrella
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3116
<p>L’articolo esplora il tema del trauma attraverso un’analisi comparata di tre romanzi: <em>Cambiare l’acqua ai fiori</em> di Valérie Perrin, <em>L’evento</em> di Annie Ernaux e <em>Lo spazio bianco</em> di Valeria Parrella. Questi romanzi rappresentano traumi femminili che, partendo da esperienze private come la gravidanza indesiderata, l’aborto clandestino, la nascita prematura e la morte del figlio si proiettano su una dimensione pubblica, assumendo il significato di traumi storici e collettivi. L’analisi si concentra sul rapporto tra tempo e spazio nel contesto del trauma, evidenziando come il trauma sconvolga e frantumi l’identità dell’individuo, riflettendosi anche nelle strutture narrative. La memoria gioca un ruolo cruciale nel processo di frantumazione e alienazione delle categorie di tempo e spazio. L’articolo sottolinea inoltre come la scrittura letteraria possa rappresentare e superare il trauma, permettendo una riconquista della dimensione temporale e una nuova conoscenza di sé.</p>Ilenia De Bernardis
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2025-11-202025-11-201031232310.14672/20253116Archivi del futuro: la fantascienza letteraria tra Afrofuturismo e Africanfuturismo
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3117
<p>Muovendo dal concetto di “doppio straniamento”, teorizzato da Joy Sanchez-Taylor per evidenziare le specificità della narrativa speculativa prodotta da autrici e autori appartenenti a comunità razzializzate, il presente articolo analizza la produzione di fantascienza afrodiasporica e africana attraverso il confronto tra i due sottogeneri dell’Afrofuturismo e dell’Africanfuturismo. Si intende, da un lato, dimostrare come tali espressioni letterarie contribuiscano a rielaborare i tòpoi convenzionali della fantascienza secondo prospettive decoloniali, femminista e post-antropocentriche; dall’altro, rilevare le peculiarità concettuali e tematiche che distinguono i due sottogeneri in esame. Si procederà, infine, all’analisi comparata di due casi studio: il romanzo <em>The Deep</em> di Rivers Solomon e la trilogia <em>Binti</em> (2015-2018) di Nnedi Okorafor, rispettivamente rappresentativi della letteratura afrofuturista e africanfuturista.</p>Rachele Dionisi
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2025-11-202025-11-201032434310.14672/20253117Altre voci dell’Oltremare: una lettura intersezionale dei romanzi coloniali di Mura e Pina Ballario
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3118
<p>Nel contesto italiano il genere del romanzo coloniale è stato oggetto di indagine critica in modo limitato, e ancor più inesplorata è la produzione letteraria coloniale ad opera di scrittrici. A partire dai casi di studio di <em>Sambadù, amore negro</em> di Mura e di <em>Fortuna sottovento</em> di Pina Ballario, l’intervento qui proposto analizza il romanzo coloniale italiano attraverso una metodologia intersezionale. Tale prospettiva permette, da un lato, di osservare il modo in cui le identità di genere e razziali dei personaggi si siano strutturate proprio attraverso l’intersezione simultanea degli assi del genere e della razza e, dall’altro, di indagare l’immaginario razziale cui le autrici attingevano e che, spesso, riproducevano.</p>Giulia Fabbri
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2025-11-202025-11-201034435910.14672/20253118Effetto-Vertigo. Il ritratto come genere letterario in prospettiva "cross-temporal"
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3119
<p>In prospettiva <em>cross-temporal</em> e <em>inter artes</em>, la presente proposta riflette sulla funzione della teoria dei generi prendendo come caso studio il ‘ritratto’. Come ha scritto Rita Felski, il testo non deve essere sempre valutato come un “object-to-be-explained”, ma anzi, grazie alla comparazione, può apparire come un “fellow actor and cocreator of relations, attitudes, and attachments” (Felski, 2011, p. 589). La ricerca tenta di dimostrare che il caso studio del ritratto aggiunge un dato importante alla teoria dei generi perché è un caso di studio referenziale – è connesso a un referente reale ovvero l’oggetto d’arte – ma è anche figurale – rappresenta l’identità “intima” di un soggetto (Felski, 2016, p. 754). Scopo della proposta è quello di sondare i limiti della catalogazione dei generi in propsettiva transnazionale e transtemporale, alla luce dell’interazione teorica che si manifesta tra verbale e visuale.</p>Valentina Monateri
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2025-11-202025-11-201036037310.14672/20253119"Black Lives Matter" e la risignificazione della narrazione afroamericana nell’era digitale
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3120
<p>Il presente studio indaga la risignificazione narratologica dell’attivismo afroamericano nella comunicazione digitale attraverso l’analisi qualitativa e teorica della pagina Instagram del movimento Black Lives Matter. Muovendo dalle premesse della Transmedial Narratology (Mittell, 2015) e della Participatory Culture (Jenkins, 2006), il contributo esplora come le piattaforme digitali permettano la costruzione di nuove forme di narrazione politica, collettiva e sociale. La pagina Instagram oggetto di studio viene letta come un testo transmediale che fonde codici visivi, testuali e performativi in cui le modalità tipiche della cultura afroamericana – quali la call and response e la repetition with a difference (Gates, 1988) – trovano un rinnovato spazio di espressione. Lo studio non si fonda su un corpus quantitativamente definito poiché propone un approccio comparato e qualitativo che considera la pagina Instagram come un testo nel senso semiotico e culturale del termine, capace di veicolare un immaginario politico e sociale condiviso in costante ridefinizione. In questo senso, la riflessione proposta intende offrire uno spunto metodologico e teorico per futuri studi sull’estetica nera, sull’attivismo digitale e sulla narrazione sociale nei media contemporanei.</p>Lorenzo Posati
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2025-11-202025-11-201037438410.14672/20253120"A good cry". I libri che fanno piangere
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3121
<p>Il saggio esplora un fenomeno letterario nato sulla piattaforma digitale TikTok: i libri che fanno piangere. Si tratta di una ampia costellazione di testi caratterizzati dalla narrazione di situazioni traumatiche. I libri che fanno piangere hanno raggiunto una certa stabilità di genere, presentano indicatori caratterizzanti e possiedono ormai un canone definito e propri classici, a partire da <em>A Little Life</em> di H. Yanagihara. Questi testi riadattano il sensation novel e al contempo inglobano le logiche narrative di alcuni segmenti della fanfiction. In ultima analisi i libri che fanno piangere non sono solo un successo digitale ma anche uno dei fenomeni letterari con i quali la Rete sta costruendo la sua letteratura e quindi la letteratura del futuro.</p>Andrea Rondini
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2025-11-202025-11-201038540310.14672/20253121Plasticità deflagrate. "Alla cieca" di Claudio Magris
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3122
<p>Il contributo si prefigge di analizzare <em>Alla cieca</em> (2005) di Claudio Magris come testo che problematizza in maniera radicale e irriducibile lo statuto della forma romanzo. Lungi dall’essere romanzo storico in senso tradizionale, <em>Alla cieca</em> unisce tra loro l’autobiografia, l’epopea, il referto clinico, il mito e la scrittura saggistica in una forma palinsestica e a più voci. Ne consegue come la narrazione sfoci in un “romanzo-mixtape” e “romanzo-mashup”, in cui frammenti eterogenei – dalla mitologia classica ai documenti storici – vengono sovrapposti e riscritti, in nome di una ibridazione consapevole che destabilizza i confini dei generi e genera un testo che si fa e si disfa continuamente. Attraverso questa fluidità, Claudio Magris mette in crisi la nozione di genere come categoria stabile, trasformandolo in energia dinamica, in continua tensione tra memoria e invenzione. <em>Alla cieca</em> diventa così il laboratorio di un “romanzo proteiforme”, dove il dialogo tra i generi è parte integrante della rappresentazione della Storia e della riflessione metatestuale sulla scrittura.</p>Diego Salvadori
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2025-11-202025-11-201040442210.14672/20253122Lo spazio dell’io. Tra frammentazione definitoria e tendenza al macro-genere
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3123
<p>Il contributo si interroga sulle pertinenze della nozione di genere letterario nel campo delle scritture dell’io. Dopo aver reso conto delle difficoltà definitorie in cui incorrono autobiografia e <em>autofiction</em>, vaglia l’ipotesi di un macro-genere dell’io modellato sullo spazio autobiografico di Lejeune. Ciò viene fatto passando in rassegna alcune sue formulazioni più o meno esplicite e, in séguito, sostenendo che esso risponde alla sfuggente natura testuale dell’io, al tempo stesso forma, tema e modo.</p>Giovanni Salvagnini Zanazzo
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2025-11-202025-11-201042343810.14672/20253123L’autoritratto o del vedersi vedere. Forme e retoriche di un non-genere letterario
https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/3124
<p>Se l’autoritratto è un genere storicamente codificato e dall’identificazione poco problematica nel campo delle arti figurative molto più complessa appare la sua eventuale collocazione nell’ambito della letteratura. Il riconoscimento a posteriori dell’autoritratto letterario come genere dotato di specificità proprie - che lo distinguano rispetto ad altre tipologie di scrittura del sé - si deve alla proposta teorica del critico francese Michel Beaujour (1980), il quale ne rintraccia la genealogia facendola risalire sino a quello medievale degli <em>specula</em>. Prendendo spunto dalle sue riflessioni il contributo intende indagare l’intreccio tra la<em> forma del testo</em>, la sua dimensione visiva e la <em>qu</em><em>ȇte</em> identitaria ivi intrapresa dall’autore. L’analisi avrà per oggetto quattro testi, riuniti in coppie per via della loro vicinanza cronologica e tematica: <em>Notturno</em> di Gabriele D’Annunzio e <em>L’âge d’homme</em> di Michel Leiris, <em>Autoritratto automatico</em> di Umberto Fiori e <em>Autoportrait </em>di Éduard Levé. </p>Viviana Triscari
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2025-11-202025-11-201043945610.14672/20253124