Comparatismi
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<p>«Comparatismi» è la rivista fondata dalla <a href="https://www.consultaletteraturecomparate.it/" target="_blank" rel="noopener">Consulta di Critica letteraria e Letterature comparate</a>. <br />Si propone come un luogo di ricerca e di dialogo tra le diverse posizioni teoriche, critiche e metodologiche, focalizzandosi in particolare sui generi letterari, la comparatistica, il linguaggio della poesia, l'ermeneutica, lo storytelling, la teoria della letteratura, la storia della critica, la semiotica del testo, la teoria e la storia della traduzione.</p>it-IT<p><a href="http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/" rel="license"><img style="border-width: 0;" src="http://i.creativecommons.org/l/by/4.0/88x31.png" alt="Creative Commons License" /></a><br />Tutto il contenuto del sito, compresi gli articoli della rivista, sono licenziati secondo una <a href="http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/" rel="license">Creative Commons Attribution 4.0 Unported License</a>, eccetto dove espressamente indicato.</p><p>Gli autori mantengono il copyright sui propri articoli e materiali supplementari senza restrizioni e mantengono il diritto di pubblicazione senza restrizioni.</p>[email protected] (Redazione Comparatismi)[email protected] (Redazione Comparatismi)Wed, 11 Dec 2024 20:05:05 +0000OJS 3.3.0.7http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss60L’educazione sentimentale
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<div> <p class="Capoverso">Grazie ai risultati dei recenti studi neuro-cognitivisti su lettura, ascolto e visione di storie abbiamo le evidenze di come i fruitori di narrazioni da un lato includano nelle loro rappresentazioni mentali le emozioni attribuite ai personaggi reali o finzionali, e dall’altro sperimentino una sorta di ‘trasporto’ personale, un riflesso quasi fisico delle emozioni di ciò che fruiscono. Fruire e creare narrazioni (finzionali e non) sono uno strumento in grado di stimolare e migliorare l’empatia attraverso l’identificazione in un’altra persona. Inoltre, la condivisione di sentimenti e l’assunzione di prospettive indotte da lettura, visione, ascolto o immaginazione di narrazioni della condizione altrui si manifesta sia nei fruitori che negli autori. Questo contributo mette in luce come alcuni esercizi di lettura e creazione di narrazioni sollecitino l’empatia e altre competenze neuro-cognitive, in modo da fornire degli strumenti che possano essere riproposti in diversi contesti educativi e formativi, o di supporto terapeutico, per sviluppare anche azioni di contrasto alla violenza di genere.</p> </div>Stefano Calabrese, Valentina Conti
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2695Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Venezia tra Sodoma e Gomorra: l’ogiva, il linguaggio, il segno
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<p style="font-weight: 400;">Questo articolo è una rilettura dell’episodio veneziano di <em>Albertine disparue</em> sul filo semiologico del problema della forma che governa l’intero movimento di senso e l’intera strategia narrativa del capitolo. La mia analisi si concentra, specificamente, sulla forma ogivale della finestra dell’hotel dove appare l’immagine della madre di Marcel in attesa che il figlio rientri; sulla forma del cappuccio che arricchisce il mantello in cui è avvolto il giovane della Compagnia della Calza nel celeberrimo <em>Il miracolo della Croce a Rialto </em>di Vittore Carpaccio; e infine sulla forma a collo di cigno assunta dalla gamba di Albertine nel momento della sua <em>culmination</em> con la giovane lavandaia. Ciascuna di queste forme è la rappresentazione verbo-visiva della posizione assunta dal narratore nel campo del desiderio.</p>Massimo Stella
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2696Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Il leitmotiv transculturale di "Guerra e Pace" nel Cinema di migrazione italofono
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<div> <p class="Capoverso">Questo saggio si concentra sul leitmotiv transmediale-crossover di <em>Guerra e Pace</em> come rappresentato dal <em>cinema transculturale</em> emergente in Italia, sottolineando gli aspetti etici ed estetici del trauma e della sofferenza derivanti dalle migrazioni, le ibridazioni socioculturali e le dinamiche interattive tra potere e subalternità. Partendo dal romanzo di Lev Tolstoj <em>Guerra e pace</em> (1868/69) e dalle sue omonime trasposizioni cinematografiche in America e in Russia, si analizzano due pellicole documentaristiche contemporanee nei loro contesti filmici e letterari, presumibilmente postcoloniali e postmigrazionali: <em>L’ordine delle cose</em> (2017) di Andrea Segre e <em>Guerra e pace</em> (2020) di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti. Ne risulta che il <em>cinema di migrazione</em> italofono beneficia apertamente degli effetti sinergici risultanti dalla <em>letteratura della migrazione</em> in Italia (dal 1990), specie grazie ai suoi tratti autobiografici.</p> </div>Dagmar Reichardt, Ada Plazzo
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2697Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Gli eroi intellettuali di Alberto Moravia
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<p style="font-weight: 400;">Il contributo prende in esame, con l’ausilio dello sguardo lenticolare di Guido Guglielmi, due delle principali opere dell’autore romano: <em>Gli indifferenti</em> (1929) e <em>La noia</em> (1960). In modo particolare, a stare sotto i riflettori sono i personaggi intellettuali dei due romanzi, ossia Michele e Dino. Essi rappresentano per Moravia il risultato di un giudizio morale: le loro similarità e differenze danno corpo a una riflessione psicologica e, insieme, ideologica che illumina tangenzialmente il modo in cui l’autore concepisce la pratica letteraria. Se Michele è in anticipo sulla realtà e per lui l’indifferenza è un peso che lo affligge e rende impotente, Dino, invece, è in ritardo sul mondo e interiorizza il malessere di Michele. I due condividono, in parte, il punto di vista sul “mondo” ed è lì che emerge dalla scrittura di Moravia il pensiero saggistico, connaturato nella voce narrante degli eroi.</p>Alessandro Cutrona
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2698Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Temere e abitare
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<div> <p class="Capoverso">Partendo dal presupposto che la narrazione è un sistema complesso, si può pensare innanzitutto che ogni testo narrativo sia organizzato su tre livelli (<em>cognitivo</em>, <em>sociologico </em>e <em>antropologico</em>) e che la loro interazione risponda sempre, principalmente, a un’esigenza evolutiva fondamentale, quella relativa alla necessità dell’essere umano di pensarsi come <em>abitante </em>del mondo attraverso il <em>timore </em>che, dalle origini, accompagna questa esperienza. In quest’ottica, il ruolo della narrativa è quello di rappresentare una <em>frattura abitativa </em>per mettere in discussione lo spazio nella sua connotazione socio-politica consolidata e attingere a una <em>topologia fantastica</em>, ai fini di compiere un’operazione trascendentale di comprensione delle dinamiche della vita ordinaria e di pervenire a un conseguente riorganizzazione. Considerando quindi il numero limitato degli spazi fondamentali per l’essere umano e che il <em>timore </em>comporta tre tipi di reazioni (il congelamento, la fuga e la lotta), è infine possibile pensare l’intero sistema letterario, in particolare dall’Ottocento in poi, organizzato in generi che si costituisco attorno alle risposte abitative offerte dalla narrazione.</p> </div>Gianni Crippa
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2699Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Il piromane e il martire
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<div> <p class="CorpsA">Muovendo dall’osservazione che la letteratura rappresenta una fonte di ispirazione ideologica e politica per i movimenti ambientalisti da almeno due secoli, questo articolo analizza come la letteratura contemporanea del XXI secolo raffiguri la lotta ambientalista attuale e affronti le tensioni legate all'uso, o meno, della violenza. Esaminando un ampio spettro di testi pubblicati dalla fine degli anni novanta fino ad oggi (Crichton, Powers, Koenig, Wu Ming 2, Hyde, Nygårdshaug), l'articolo delinea quattro principali linee di rappresentazione: 1) una letteratura climatoscettica che demonizza gli ecoattivisti; 2) una letteratura che rappresenta la radicalizzazione come esito dell'inazione politica; 3) una letteratura che analizza le caratteristiche della disobbedienza civile e decostruisce i meccanismi della loro repressione; 4) una letteratura che esplora le impasse e le dinamiche di questi movimenti.</p> </div>Marine Aubry-Morici
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2700Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Contro la matematizzazione
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<div> <p class="Capoverso">Oltre all’accelerazione, uno dei tratti più tipici della modernità è la matematizzazione dell’intera esperienza umana, a fini sostanzialmente economici. Come testimonia la poesia di Mallarmé e di Caproni, questo predominio assoluto del pensiero calcolante produce nel poeta un senso di esilio, marginalità e decentramento. Ciò però attesta che la poesia è un modello di esperienza radicalmente antagonistico rispetto alla modernità, come tale portatore di un’importante funzione di contrasto del presente, e di anticipazione di un mondo migliore.</p> </div>Pino Menzio
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2701Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000La dimensione spaziale dell’entrelacement: "Palazzo Yacoubian"
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<p>Fa parte della tradizione letteraria araba, come sostiene l’eminente critico Kilito, trasformare affabulazioni, processi giudiziari, cerimonie rituali e rappresentazioni teatrali in una messinscena di drammi sociali che equivalgono a una dichiarazione di sovranità dell’ordine contro l’indeterminatezza e il disordine. La letteratura contemporanea araba, e in particolare oggi al-Aswani, mostrano come le storie vengano utilizzate come un vero e proprio tool: ciò si riscontra nel romanzo <em>Palazzo Yacoubian</em>, dove tutti raccontano qualcosa per mentire, nascondersi, sopraffare, rimodellando le loro <em>life narratives </em>in relazione al genere, all’età, alla personalità dell’ascoltatore e al rapporto che hanno con esso, nel tentativo di prevedere la sua reazione e persuaderlo: una particolare attenzione in cui, va detto, si riconosce sempre l’antica ossessione da parte di Sherazade, nelle <em>Mille e una notte</em>, circa gli effetti prodotti su Shariyar dalle storie che ella gli narra nottetempo. In <em>Palazzo Yacoubian </em>la categorizzazione degli spazi innesca una logica del contagio narrativo che lega indissolubilmente la morfologia dell’<em>entrelacement </em>alla dimensione abitativa.</p>Stefano Calabrese
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2671Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Unlocking the domestic space
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<div><span lang="EN-GB">The aim of the essay is to analyse the chronotopic motif of the party in some canonical texts of British Modernism: Joyce's <em>The Dead</em> (1914), Mansfield's <em>The Garden Party</em> (1922), Woolf 's <em>Mrs Dalloway</em> (1925) and <em>To the Lighthouse </em>(1927). Although the home protects intimacy from unwelcome intrusions, the party transforms it into a liminal space where inside and outside, private and public interact: the external world with its turmoil enters the domestic space and the private dimension of the party, spoiling the festive mood, which may or may not successfully contain the intrusion. Frequently the intruder from the outside takes on the aspect of a deceased person, who challenges the principles of the individual and the society where they belong. Though Joyce’s, Mansfield’s and Woolf’s narratives are set in a domestic space scantly described if compared to 19th century novels, places are nonetheless constantly evoked as the plot unfolds aptly foregrounding the final revelation and the ultimate meaning of the text.</span></div>Flora De Giovanni
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2672Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000La dimensione dell’abitare e le coordinate del tragico nelle "Affinità elettive" di Goethe
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<p><span style="font-weight: 400;">Il romanzo di Goethe <em>Le affinità elettive</em> (<em>Die Wahlverwandtschaften</em>, 1809) sviluppa una situazione tragica intorno a una concezione di destino che, pur in continuità con le forme dell’antico e con la riflessione dell’autore su di esse, si confronta con forme e simboli che caratterizzano il pensiero romantico e moderno, dalla teoria chimica delle “combinazioni” e delle “affinità”, esposta nel capitolo IV, alle modalità di abitare e di trasformare lo spazio. Il rapporto tra intreccio e destino, e tra desiderio e disegno (anche inteso come progettazione degli spazi architettonici e naturali, <em>Baukunst</em> e <em>Gartenkunst</em>), in particolare, si delinea misteriosamente tra una visione classica e religiosa da una parte, che porrebbe i personaggi in balía di forze necessitanti e imperscrutabili, e un senso più laico e disincantato di una determinazione degli eventi legata alle passioni e alla natura. Sulla base di un aggiornamento teorico e critico, questo saggio intende dimostrare come la morfologia e la poetica dello spazio nel romanzo e, nello specifico, la dimensione privata dell’abitare contribuiscano alla trasformazione delle coordinate del tragico nella rappresentazione dell’esistenza.</span></p>Chiara Lombardi
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2673Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000 Internato o espulso
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<div><em>Works </em>di Vitaliano Trevisan presenta una articolata fenomenologia dell’esperienza abitativa, suddivisa in diversi perimetri: la casa famigliare, la casa posto fisso, la casa sostituiva. La casa famigliare, sia essa la casa d’origine oppure la casa coniugale, si configura come elemento estremamente negativo per il narratore, perché da esse viene espulso, per di più da personaggi femminili teoricamente amorevoli (mamma, sorella e moglie); contemporaneamente la casa assume sempre una natura di dispositivo disciplinare: laddove ammesso, il protagonista del libro è relegato in una posizione subordinata e castrante, vivendo così una situazione lacerante che lo rende al contempo internato ed espulso. Di qui la ricerca di case alternative in grado di liberarlo dall’incubo dell’abitare come lavoro e come posto fisso nonché dall’incubo dell’istanza femminile per trovare il luogo impossibile dove esprimere la propria identità di scrittore.</div>Andrea Rondini
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2674Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Abitare nel labirinto
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<div><em>Casa di foglie </em>di Mark Danielewski (2000) è tra i più notevoli esempi di ipertesto a stampa, debitore tanto di Borges quanto dell’ecosistema mediatico introdotto dal world wide web. In questa ultima prospettiva, l'applicazione al testo dei principi dell'architettura dell'informazione come strumento di analisi da un lato ne sottolinea le complesse strutture compositive e la loro somiglianza con quelle del mondo digitale, dall’altra suggerisce un parallelo con l’architettura della casa al centro della narrazione. In entrambi i casi, l’autore gioca a sovvertire la deontologia delle due discipline e a fare a pezzi la familiarità e l’ordine rassicurante cui abitazione e libro dovrebbero rispondere: sia l’uno che l’altro si trasformano in un labirinto dell’orrore, intreccio disorientante in cui si ritrovano intrappolati senza apparente via di uscita sia i protagonisti del romanzo che i lettori del libro.</div>Paolo Sordi
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2675Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Guy de Maupassant: lo spazio privato della follia
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<p>A partire dalla nascita del romanzo moderno sino a oggi, almeno in Occidente, la casa è ed è stata spesso il luogo privilegiato per rappresentare una dimensione allucinata e misteriosa all’interno della trama. Non è da meno Guy de Maupassant: in alcuni suoi racconti, infatti, la casa cessa di essere un simbolo dello spazio familiare, un rifugio fisico e spirituale o il luogo dell’espressione individuale, per trasformarsi in un luogo invivibile, con manifestazioni di entità inquietanti, in cui scompare un netto confine tra l’interiorità del personaggio e l’esteriorità del mondo reale. Il contributo analizza alcuni racconti di Maupassant, in cui la casa è stato psicopatologico del personaggio, mentre gli elementi inquietanti al suo interno (come gli specchi) amplificano e riflettono le ansie del personaggio stesso.</p>Valentina Conti
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2676Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000La dimensione dell’abitare nella scrittura ergodica della "Casa di foglie" di Mark Z. Danielewski
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<p>Il saggio intende focalizzare l’attenzione sulla dimensione dell’abitare per come emerge dal romanzo ergodico <em>Casa di foglie </em>(2000) di Mark Z. Danielewski. Il racconto si muove su più livelli parallelamente ed è tenuto insieme da un lato dalla presenza mutaforme della casa, dall’altro da quella attiva del lettore. Qui il lettore è chiamato a indagare il mistero che circonda la casa di Ash Tree Lane, indiscussa protagonista del romanzo, posta come motore da cui l’azione si irradia. La casa è il mostro che riempie d’angoscia le vite dei personaggi, crescendo su se stessa, senza che, fuori, se ne abbia alcune percezione. La casa diventa, cioè, un labirinto che, nelle sue misteriose deformazioni, diviene da un lato l’emblema dell’assenza, che segna a vari livelli le vite di coloro che la abitano, dall’altro la rappresentazione stessa della lettura e del lettore.</p>Francesca Medaglia
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2677Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Da Pentesilea a Euridice
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<p>Il presente articolo intende soffermarsi sulla rappresentazione delle dimore all’interno del romanzo <em>La Casa Seca </em>(1916) della scrittrice francese Camille Mallarmé (1886-1960). Nello specifico, il saggio mira ad analizzare il legame tra soggetto femminile e la pratica dell’abitare, che all’interno del libro si concretizza in una duplice topologia narrativa: lo spazio della nascita, da un lato, e lo spazio dell’annullamento identitario dall’altro. Nondimeno, cercheremo di rendere conto dell’alternanza tra dimore <em>estensive </em>e dimore <em>ostensive</em>, che nel configurare una dicotomia abitativa (potenziante e repressiva), permettono altresì di riflettere sulla “non abitabilità” dello spazio e la conseguente dissolvenza del soggetto abitatore, che nel caso della letteratura femminile sollecita ulteriori riflessioni sul ruolo della donna e lo spazio domestico quale spazio normativo.</p>Diego Salvadori
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2678Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Abitare col non umano
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<p>L’invenzione principale della cultura borghese è stata l’appartamento, vale a dire l’articolazione dello spazio pubblico in spazio domestico. L’appartamento è diventato un cronotopo essenziale per la costruzione dell’identità borghese, alimentata dagli stessi criteri di razionalità, efficienza e prevedibilità garantiti dal comfort domestico. Per conseguire tale risultato, il borghese ha esiliato i non umani in un Altrove gerarchizzato imponendo confini semiotici sempre più ristretti. Questo contributo si propone di indagare le relazioni diacroniche tra umano e non umano all’interno dello spazio domestico in cinque opere esemplari: <em>Robinson Crusoe</em>, <em>Die Verwandlung</em>, <em>Die Sorge des Hausvaters</em>, <em>Der Bau </em>e <em>Oryx and Crake</em>.</p>Aldo Baratta
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2681Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Spazi domestici, costruzione del Sé e melodramma nel romanzo metamoderno
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<p>Il saggio esaminerà le rappresentazioni della casa in alcuni tra i romanzi metamoderni americani degli ultimi decenni, rilevando nello specifico in che modo i differenti autori ricorrano al simbolismo domestico per tematizzare i conflitti della vita privata e le sue collisioni con la sfera pubblica, secondo percorsi moralmente problematici e sentimentalmente iperbolici in cui il Sé è coinvolto in processi tanto di costruzione e recupero quanto di disgregazione e smarrimento.</p>Federico Bortolini
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2683Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000“Into a beautiful, civilized home”
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<div> <p class="Capoverso">Il saggio è dedicato alla raffigurazione dello spazio privato nella trilogia americana di Philip Roth. Dopo alcune considerazioni sulla funzione che le case svolgono sul piano narrativo e simbolico, l’analisi si concentra sulla tensione, centrale nei tre romanzi, tra la dimensione privata e il mondo che la travalica. Un’attenzione particolare viene rivolta alla figura di Zuckerman e alle sue abitazioni, che evidenziano in modo esemplare questa dialettica.</p> </div>Simone Carati
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2684Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Il ‘cinismo abitativo’ nelle architetture sussurranti di Alessandro Mendini
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<p>Secondo Alessandro Mendini, la dimensione privata dell’abitare è uno dei contesti in cui si manifesta maggiormente la contraddittorietà insita nella società e nella cultura postmoderna di massa, che egli preferisce chiamare ‘neo-moderna’. Nel 1983, Mendini pubblica la raccolta <em>Architettura Sussurrante</em>, un disco che raccoglie brani musicali e di <em>sound art </em>creati a partire dai suoi scritti sul ‘cinismo abitativo’ e sulla ‘infelicità’ del progetto domestico. Prendendo spunto da questa singolare operazione discografica, si ripercorre l’evoluzione del pensiero critico del designer milanese, con particolare attenzione alla progettazione e al valore degli spazi abitativi e degli oggetti domestici. Il primo brano del disco, <em>Casa Mia</em>, include frammenti di <em>Casa non casa</em>, un editoriale pubblicato per la rivista “Modo” nel 1979. L’album, realizzato in collaborazione con i Matia Bazar, la compagnia teatrale Magazzini Criminali e altri artisti, viene ristampato nel 2019 con l’aggiunta del compact disc <em>Extrasussurrante</em>, contenente versioni precedentemente inedite e nuove rielaborazioni. Attraverso un’analisi storica e culturologica del percorso progettuale di Mendini e dei suoi scritti messi in musica, si offre una prospettiva critica sul rapporto tra la dimensione intima dell’ascolto e la messa in dubbio della funzione della casa che, da <em>asset </em>familiare, simbolico e di rifugio, si rivela portatrice di un minaccioso disincanto rispetto alla sfera privata dell’abitare. In anni recenti, Mendini tornerà nuovamente su questi temi cercando di offrire soluzioni per una casa più ‘emozionale’.</p>Guglielmo Bottin
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2685Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Spazi di privata socialità e di sociale privatezza
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<div> <p class="Capoverso">L’epistemologo e teorico dell’immaginazione letteraria Gaston Bachelard ha inscritto i suoi due indirizzi di ricerca in una teoria della cultura basata sul conflitto tra i valori collettivi dell’attività scientifico-razionalista e i valori privati dell’immaginazione letteraria. Alla luce di ciò, il contributo si pone tre obbiettivi: 1) introdurre la teoria bachelardiana della cultura; 2) osservare come essa abbia influenzato la scelta del filosofo di dedicarsi allo studio delle immagini letterarie; 3) verificare, in alcuni passi tratti dalle opere poetologiche tarde del pensatore francese, l’emergere del conflitto assiologico tra l’epistemologo e il <em>rêveur</em>.</p> </div>Carlo Caccia
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2686Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Un’enciclopedia sintetica della quotidianità
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<div> <p class="Capoverso">L’articolo indaga la componente della temporalità romanzesca della <em>Vita</em> <em>istruzioni per l’uso </em>di Georges Perec, che si caratterizza per l’estrema compressione. Questa particolare configurazione temporale, spesso snobbata dai critici, rappresenta una delle <em>contraintes </em>su cui è basato il grande progetto di Perec, l’altra faccia del cronotopo del romanzo, costituito dagli spazi di un condominio parigino di dieci piani e cento stanze. Dopo il confronto con una tipologia di romanzi accomunati dalla riduzione del tempo della storia all’interno delle ventiquattr’ore di una singola giornata – il romanzo circadiano o romanzo di una giornata – la temporalità della <em>Vita istruzioni per l’uso</em> diventa chiave ermeneutica per riflettere sull’enciclopedismo dell’opera e sul suo affondo nella dimensione privata dell’abitare, legata alla registrazione del quotidiano che Perec definisce <em>infraordinario</em>.</p> </div>Luca Diani
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2687Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Essere (non) a casa
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<p style="font-weight: 400;">Cosa succede quando chiudendo la porta di casa non si allontana il pericolo, ma ci si sprofonda dentro? Didino in <em>Essere senza casa</em>(2020) delinea una crisi dell’abitare che si combatte su una serie di soglie, tra cui quella tra l’umano e la macchina e, nel farlo, parla del nostro presente, ma sfogliando racconti di una settantina di anni fa, la fantascienza sembra aver anticipato – come spesso accade – questo timore, proponendolo ai suoi lettori nei termini di distopia domestica. Case vive, case paranoidi il cui dovere di protezione si trasforma in ansia di autoprotezione. Ne <em>The Veldt</em> di Ray Bradbury (1950) e <em>The Thousand Dreams of Stellavista</em> (1962) di James Ballard la sensazione di unheimlich, del ‘non-a-casa’ esplode quando queste case intelligenti, progettate per proteggere, aiutare, intrattenere i proprietari si trasformano in un universo da incubo, minacciando l’esistenza stessa dei proprietari o dimostrandosi patetiche, quando si ritrovano sole, svuotate dai loro inquilini (R. Bradbury, <em>There Will Come Soft Rains</em>, 1950). Così, le quattro mura con cui ci circondano, non delimitano più il nostro spazio sicuro, ma la gabbia da cui vogliamo scappare.</p>Viola Ferrari
Copyright (c) 2024 Viola Ferrari
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2688Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Vivere Wonderland
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<div> <p class="Capoverso">Cosa significa vivere un mondo finzionale? In questo articolo affronterò questa domanda discutendo il caso specifico di Wonderland (nei due libri di Carroll del 1865 e 1872 e in varie interpretazioni) attraverso i tre momenti dell’entrare, dell’abitare e dell’uscire. Generalmente considerato come uno spazio di evasione, sosterrò che Wonderland è in realtà un luogo sia costruito che abitato da Alice attraverso il suo linguaggio (nonsense). Dopo un’introduzione generale, nel primo paragrafo (“Entrare”), analizzerò il movimento di discesa dell’ingresso a Wonderland e fornirò una panoramica di alcune sue implicazioni (geologiche, psicoanalitiche, esistenzialistiche, psichedeliche). Nel secondo paragrafo (“Abitare”) definirò cosa significa abitare Wonderland, attraverso un’analisi generale dei giochi e del linguaggio e una <em>close reading</em>di un passaggio dai libri. Ciò che emerge è che le conversazioni agonistiche che Alice intrattiene durante i suoi viaggi in Wonderland definiscono gli spazi e le geometrie del mondo. Nel terzo paragrafo (“Uscire”) mi concentrerò sull’uscita e sul momento in cui Alice si sveglia, indagando cosa rimanga dei suoi viaggi e dimostrando che non si tratta di una storia di pura evasione. Le conclusioni si concentreranno sul concetto di mondo possibile/mondo fittizio (Lewis 1986; Pavel 1989) e suggeriranno cosa possiamo imparare dal nonsense e dai libri di Carroll.</p> </div>Martino Manca
Copyright (c) 2024 Martino Manca
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2689Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Che mondo abitare?
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<div> <p class="Capoverso">Il dilemma di quale mondo abitare, presente o futuro, incide profondamente sull'esperienza intima e privata del vivere cristiano, ma ha anche una rilevanza politica significativa. È questo un percorso all’interno del quale il fedele viene dipinto come colui che realmente abita due mondi: i cristiani vivono su questa Terra, ma non si identificano con essa, fondando così la possibilità della duplicazione della cittadinanza (Agostino). La <em>leggenda del grande Inquisitore</em> di Dostoevskij, e le interpretazioni che ne vengono proposte da Jacob Taubes e Carl Schmitt, rivestono in quest’orizzonte un ruolo fondamentale. Sono allora due differenti concezioni dell’abitare che implicano due compiti politici contrapposti, come emerge anche nel dibattito contemporaneo (Jean Luc-Nancy e Giorgio Agamben da un alto, e Alain Badiou o Chantal Mouffe, dall’altro). L'articolo sostiene che la scelta di quale mondo abitare non è solo una questione politica o teologica, ma rivela un'esperienza fondamentalmente letteraria: solo <em>letterariamente</em> è possibile abitare questo mondo.</p> </div>Francesca Monateri
Copyright (c) 2024 Francesca Monateri
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2690Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Intimità ed eroismo femminile
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<div> <p class="Capoverso">Riflettendo sia sui cronotopi in <em>Inés del alma mía </em>(2006), <em>Fiore di roccia </em>(2020), <em>Una donna può tutto </em>(2018) e <em>The Mountains Sing </em>(2020) sia sui mondi storico-culturali abitati dalle loro autrici, il presente contributo si propone di indagare l’<em>intimità </em>della casa in quanto dimensione privata intrisa di <em>Stimmungen</em>, valori e ricordi, quindi spazio privilegiato in cui sigillare la memoria nella scrittura. Ciò che infatti accomuna la Allende, la Tuti, la Armeni e la Nguyễn è la volontà di condividere la testimonianza di eroismi femminili che la Storia ufficiale tende a dimenticare. Attraverso un’analisi compositiva, narratologica, stilistica e cronotopica di ciascuna opera, il focus andrà dunque sulla sfera domestica intesa, in chiave critica e comparata, come centro di costruzione, conoscenza e riconoscimento dell’identità individuale da cui prende forma, <em>in nuce</em>, la narrazione dell’Io.</p> </div>Gaia Porrà
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2691Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000Il Vittoriale degli Italiani
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<p style="font-weight: 400;">In che modo una dimora può rispecchiare l’identità di una figura multiforme come quella del dandy? Il Vittoriale raccoglie gli ideali, le ambizioni e gli interessi di Gabriele d’Annunzio come abitante, ma contiene altresì aspetti fondamentali del dandismo letterario. Si tratta di una casa che diviene una sorta di paradiso circoscritto, distante dalla nozione tradizionale di residenza, e potrebbe persino essere concepita come la più grande opera autoreferenziale del poeta italiano.</p>Manuela Shocron Vietri
Copyright (c) 2024 Manuela Shocron Vietri
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2692Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000«Una normale stanza da essere umano»
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<div> <p class="Capoverso">Sappiamo che la metamorfosi di Gregor Samsa in insetto modifica non soltanto il suo corpo e la sua soggettività, ma anche le relazioni con il resto della famiglia – fino alla tragica conclusione del racconto. Ma che dire degli spazi? In che modo la trasformazione crea una nuova prassi abitativa? Questo articolo cerca di fornire una risposta attraverso un'analisi della planimetria di casa Samsa e una rassegna degli oggetti più importanti della camera di Gregor.</p> </div>Giorgio Fontana
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2693Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000La natura delle scale nella poesia di Patrizia Cavalli
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<div> <p class="Capoverso">L’articolo si propone di studiare all’interno della poetica di Patrizia Cavalli la natura di un ben preciso luogo-oggetto domestico: le <em>scale</em> di casa. La tradizione poetica occidentale ci mostra che la scala raramente è assunta come tale, ma viene spesso usata come la metafora di una ascesa al cielo. Basti pensare alle scale che Dante menziona in senso strettamente teologico lungo tutta la <em>Divina Commedia</em>. La scala come simbolo di verticalità, come mezzo di unione tra terra e cielo, permarrà a lungo in poesia, in modo particolare nella poesia mistica (pensiamo alla <em>secreta escala</em> di Juan de la Cruz). La nostra attenzione si concentrerà sull’opera di Patrizia Cavalli, perché in essa assistiamo a una interessante operazione: le scale perdono la propria valenza metaforica e sono assunte in quanto tali, ovvero come scale di casa, giungendo persino a diventare, come accade in <em>Datura</em>, il tema principale di una intera sezione (<em>In alto fino al sonno</em>).</p> </div>Luigi Pezzoli
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https://ledijournals.com/ojs/index.php/comparatismi/article/view/2694Wed, 11 Dec 2024 00:00:00 +0000La casa “derelitta”
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<div> <p class="Capoverso">Il presente contributo intende esplorare la relazione tra i protagonisti e lo spazio abitativo in <em>Ak</em>ş<em>-i Memnu</em> (<em>Amore proibito</em>) di Halit Ziya Uşaklıgil, uno dei più importanti romanzi del panorama letterario turco. Questo è un testo particolarmente complesso in cui si intrecciano svariate tematiche. In questa cornice, l’aspetto che maggiormente risalta è lo stato di perenne “abbandono” in cui si trovano i vari personaggi: Bihter, Nihal, Behlül, Adnan Bey, Firdevs Hanım, Mademoiselle de Courton sono individui lasciati a se stessi, naufraghi in balia dei vortici dei loro monologhi interiori. I personaggi di <em>Amore proibito</em>, uomini e donne abbandonati e derelitti, sono destinati a vivere in unambiente familiare altrettanto “derelitto”. La casa/villa, centro focale della narrazione e spazio (an)affettivo e costrutto culturale, è un universo composto da oggetti che simboleggiano i desideri che spingono i personaggi all’azione nonché le delusioni a essi legate.</p> </div>Cristiano Bedin
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