Filologia Germanica
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<div class="wpb_column vc_column_container vc_col-sm-6"> <div class="vc_column-inner"> <div class="wpb_wrapper"> <div class="wpb_text_column wpb_content_element "> <div class="wpb_wrapper"> <p class="western"><em><span class="wysiwyg-font-size-medium">Filologia Germanica </span></em><span class="wysiwyg-font-size-medium">–</span> <em><span class="wysiwyg-font-size-medium">Germanic Philology</span></em><span class="wysiwyg-font-size-medium"> è il primo periodico interamente dedicato alla filologia germanica e discipline strettamente affini pubblicato finora in Italia. Sebbene pensata in primo luogo per un pubblico italiano, la rivista è aperta a contributi da parte di studiosi di tutto il mondo. </span></p> <p class="western"><span class="wysiwyg-font-size-medium">La rivista, patrocinata e finanziata dell’Associazione Italiana di Filologia Germanica (AIFG), è attiva dal 2009 ed ha cadenza annuale.</span></p> <p class="western"><span class="wysiwyg-font-size-medium">Ciascun numero è dedicato ad uno specifico tema linguistico, letterario e culturale germanico. Gli articoli sono pubblicati in italiano o in una delle maggiori lingue internazionali e sono provvisti di un </span><em><span class="wysiwyg-font-size-medium">abstract </span></em><span class="wysiwyg-font-size-medium">in lingua inglese.</span></p> <p class="western"><span class="wysiwyg-font-size-medium">Annualmente l’assemblea dei soci decide un tema, a cui seguirà una <em>Call for Papers</em>, in considerazione della quale l’Autrice/Autore formula una proposta di contributo pertinente.</span></p> <p><span class="wysiwyg-font-size-medium">La rivista si avvale del </span><em><span class="wysiwyg-font-size-medium">refereeing</span></em><span class="wysiwyg-font-size-medium"> anonimo di esperti italiani e stranieri secondo la procedura del </span><em><span class="wysiwyg-font-size-medium">double blind peer review </span></em><span class="wysiwyg-font-size-medium">e viene pubblicata su questa piattaforma in <em>Open Access</em> (CC BY-SA)</span><span class="wysiwyg-font-size-medium">.</span><em><span class="wysiwyg-font-size-medium"><br /></span></em></p> <p class="western"><a href="https://www.anvur.it/attivita/classificazione-delle-riviste/classificazione-delle-riviste-ai-fini-dellabilitazione-scientifica-nazionale/elenchi-di-riviste-scientifiche-e-di-classe-a/" target="_blank" rel="noopener"><span class="wysiwyg-font-size-medium"><u>La rivista è in Classe A ANVUR</u></span></a><strong><span class="wysiwyg-font-size-medium"> per l’intera Area 10 – </span></strong><span class="wysiwyg-font-size-medium"><a href="https://www.anvur.it/wp-content/uploads/2021/10/Elenco-riviste-scient_Area10_IIquad.pdf" target="_self" rel="noopener"><u>Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche</u>.</a></span></p> <p class="western">ISSN 2036-8992 (print)</p> </div> </div> </div> </div> </div>Ledizioniit-ITFilologia Germanica2036-8992<p>CC-BY-SA</p>Tavola rotonda: i primi 50 anni di storia dell'AIFG
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<p>Roma, 31 maggio - 1 giugno 1974: primo incontro dei filologi italiani (A. Zironi)</p> <p>Filologia germanica? Quale filologia germanica? (F. Ferrari)</p> <p>La filologia germanica: una disciplina tutta italiana (P. Lendinara)</p> <p>Storia dell’AIFG in breve. Tappe evolutive e momenti salienti (F. D. Raschellà)</p> <p>50 anni AIFG (V. Santoro)</p>Tavola Rotonda
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2025-12-152025-12-15472810.14672/fg.3146Introduzione: alcune osservazioni sull’educazione e sulla formazione nel Medioevo germanico
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<p>Il tema dell’educazione e della formazione nel Medioevo germanico rappresenta un settore di indagine di notevole interesse, in quanto consente di osservare le modalità attraverso le quali le società medievali hanno trasmesso conoscenze, valori e modelli comportamentali.</p>Letizia VezzosiBianca Patria
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2025-12-152025-12-154293710.14672/fg.3147Erec: un exemplum per i giovani aristocratici
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<p>Solo pochi testi didattici Germanici composti intorno alla metà del XII secolo sono giunti fino a noi, per lo più in frammenti. Questi testi – <em>Rittersitte</em>, <em>Der heimliche Bote</em> e <em>Tugendlehre</em> – sono considerati pietre miliari nello sviluppo della letteratura pedagogica. Si rivolgono, più o meno esplicitamente, alla giovane élite del loro tempo.<br>Questo articolo esamina queste opere poco conosciute e ne identifica gli insegnamenti fondamentali, sostenendo che un romanzo arturiano come l'<em>Erec</em> di Hartmann von Aue è profondamente plasmato dallo stesso scopo educativo. L'<em>Erec</em> emerge quindi sia come un manuale per la gioventù aristocratica sia come una narrazione avvincente, fungendo da squisito esempio di letteratura ispirata al motto latino <em>prodesse et delectare</em> ("istruire e dilettare"). Nonostante le incertezze che circondano le fonti di Hartmann, le innovazioni da lui introdotte nell’ipotesto – in particolare <em>Erec et Enide</em> di Chrétien de Troyes – e la sua enfasi su temi chiave, come l’importanza della reputazione e della pietà cristiana, collocano <em>Erec</em> tra le opere seminali che riflettono lo spirito e il contesto ideologico del suo tempo con notevole delicatezza ed eleganza.</p>Davide Bertagnolli
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2025-12-152025-12-154396310.14672/fg.3148Un esempio di testo didattico tedesco del XVI secolo: la Leeßkonst di Ortolf Fuchsberger
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<p>Nella prima metà del XVI secolo, Ortolf Fuchsberger (ca. 1490-dopo il 1541/1542) scrisse un breve testo didattico intitolato <em>Leeßkonst. Das Büchel zům Leser.</em> Nel 1542, fu pubblicato a Ingolstadt dallo stampatore Alexander Weissenhorn. Questo piccolo libro si inserisce nella tradizione degli scritti didattici e delle opere educative prodotte dagli insegnanti di lettura durante il XVI secolo, presentando la struttura e il contenuto tipici dei sillabari di quel periodo, e fungendo anche da conciso compendio dell'istruzione elementare impartita nelle scuole tedesche dell'epoca. Il testo include brevi sezioni dedicate all'ortografia, alla scrittura a mano, ai numeri (sia romani che arabi) e ai metodi aritmetici di base, con particolare attenzione all'addizione. Il presente studio si propone di fornire un'analisi introduttiva del testo, evidenziandone gli aspetti più interessanti e/o innovativi nell'insegnamento della lettura e della scrittura in tedesco. In particolare, Ortolf Fuchsberger, insieme a Valentin Ickelsamer, si distingue come uno dei primi sostenitori del cosiddetto <em>Lautiermethode</em> (metodo fonetico), che enfatizzava l'insegnamento della lettura attraverso i suoni piuttosto che attraverso la memorizzazione di lettere e/o sillabe.</p>Marialuisa Caparrini
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2025-12-152025-12-154658710.14672/fg.3149Il greco nell’Inghilterra altomedievale
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<p>Questo studio offre una rivalutazione della circolazione del greco nell'Inghilterra altomedievale, prendendo in considerazione testi diversi come glossari bilingui, preghiere, incantesimi, trattati e poemi. Le opere liturgiche sono tra i testi greci più estesi in circolazione nell'Inghilterra altomedievale, con l'influenza della liturgia bizantina che si estendeva agli incantesimi. Tra i glossari bilingui, Épinal-Erfurt adotta diverse strategie per interpretare parole greche rare e specialistiche, mentre il successivo glossario di classe Anversa-Londra include gruppi di voci trilingui (greco-latino-inglese) appartenenti a diversi campi lessicali, che insieme costituirebbero un lessico elementare del greco. Il poema in antico inglese del X secolo <em>Aldhelm</em> presenta un uso unico di parole greche, presumibilmente tratto sia dalla Settanta che dalle opere di Aldhelm di Malmesbury. Nel complesso, le prove sopravvissute indicano che, mentre la presenza di materiale greco nell'Inghilterra altomedievale si adatta al modello più ampio della circolazione del greco nell'Occidente medievale, diversi tipi di testi in inglese antico dimostrano un riutilizzo del vocabolario greco e l'adozione di diverse strategie per l'interpretazione del lessico greco.</p>Claudio Cataldi
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2025-12-152025-12-1548911110.14672/fg.3150Educazione tristaniana. Tristano allievo e maestro nella tradizione nordica e inglese medievale
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<p>Thomas d'Angleterre incorporò gli ideali educativi del Rinascimento del XII secolo nel suo <em>Tristano</em>, sottolineando l'importanza della cultura cortese e intellettuale, tanto che il suo Tristano è un cavaliere addestrato nell'arte del combattimento, ma anche un individuo altamente istruito. Il saggio esplora il tema dell'educazione nei testi derivati da Thomas e come i valori educativi siano stati rivalutati. Attingendo alla saga norvegese di Tristano, al romanzo medio inglese<em> Sir Tristrem</em> e alla <em>Saga di Tristano</em> islandese, una lente comparativa evidenzia la rottura radicale che si verifica quando, in nuove condizioni, gli scrittori riconfigurano modelli di istruzione e condotta per soddisfare le esigenze di una nuova era, e mostra come questi testi registrino i valori dei loro mutevoli contesti sociali e culturali. La <em>Saga di Tristano</em>, scritta per un pubblico cortese, mostra un maggiore apprezzamento per un'istruzione superiore, mentre <em>Sir Tristrem</em> pone l'accento sulle abilità di caccia di Tristano e la <em>Saga di Tristano</em> mostra una maggiore somiglianza con la versione di Eilhart. Tommaso aveva combinato gli elementi eroici e marziali della leggenda con la cultura cortese del Rinascimento medievale. Nel corso dei secoli, tuttavia, gli sviluppi sociali portarono a cambiamenti culturali che influenzarono anche il tema dell'educazione. In questo processo di modernizzazione alcuni aspetti furono abbandonati e ogni rivisitazione ne modificò la rappresentazione, pur promuovendo l'idea che il ragazzo dovesse essere civilizzato attraverso l'educazione, ma ponendo maggiore enfasi sugli aspetti archetipici di Tristano come cacciatore e guerriero.</p>Marusca Francini
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2025-12-152025-12-15411313410.14672/fg.3152Dalla corte alla classe: Einarr Skúlason e lo studio della tradizione scaldica
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<p>Il chierico islandese Einarr Skúlason (c. 1090-1160) fu una figura chiave nella transizione dalla fase pre-letteraria a quella colta della composizione scaldica. Nella sezione dell'<em>Edda</em> dedicata al linguaggio poetico (<em>Skáldskaparmál</em>), il suo parente Snorri Sturluson riconobbe a questo scaldo il più alto status esemplare, citandolo molto più di qualsiasi altro poeta. Infatti, molto prima di Snorri, Einarr Skúlason sembra essere stato tra i primi eruditi islandesi a impegnarsi in uno studio sistematico del canone poetico volgare e delle sue figure retoriche. Testimonianza di questa attività si trova principalmente nei frammenti a lui attribuiti nei trattati poetici. Attraverso un'imitazione sistematica dei primi scaldi, Einarr ripristinò lo stile kenning tipico della poesia tardo-pagana, dando impulso alla ricezione medievale della materia mitologica del Nord. L’analisi di questi frammenti è quindi in grado di far luce sulla fase più antica e meno documentata dello sviluppo della riflessione retorica vernacolare in Islanda, rendendo conto del filone di studi che, circa un secolo dopo, sarebbe culminato nella composizione dell’<em>Edda</em> di Snorri.</p>Bianca Patria
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2025-12-152025-12-15413516310.14672/fg.3153La rota ventorum di Froumund di Tegernsee tra istruzione, tradizione e dibattito politico-culturale
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<p>Questo articolo analizza la<em> rota ventorum</em> conservata a f. 2r del manoscritto Krakau, Biblioteka Jagiellonska, Lat. Qu. 939, attribuita a Froumund di Tegernsee, e mostra come quest'ultimo abbia trasformato la rosa dei venti da strumento eminentemente scientifico-didattico in un manifesto politico-culturale attraverso un ingegnoso uso del trilinguismo e del bigrafismo presenti nella sua versione della rota. Basandosi sull'autorevolezza della tradizione latina e soprattutto greca, rafforzata dalla presenza a corte dell'imperatrice Teofano e dal rinnovato interesse del Sacro Romano Impero per il mondo bizantino, Froumund utilizza colori, spazio e scrittura non solo per evidenziare il legame tra tradizione classica e cultura tedesca, ma anche per sottolineare l'importanza e la supremazia della cultura e della lingua tedesca nel mondo contemporaneo, nonché nell'ordine divino del cosmo.</p>Loredana Teresi
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2025-12-152025-12-15416518210.14672/fg.3154L’educazione della fanciulla e la formazione del fanciullo: How the Good Wife taught Her daughter e How the Wise Man taught His son
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<p>Questo articolo esamina i poemi in inglese medio <em>How the Wise Man Taught His Son</em> e <em>How the Good Wife Taught Her Daughter</em>, con particolare attenzione alla versione di Oxford, Bodleian Library, Ashmole 61. L'analisi sottolinea come questi due testi, tradizionalmente classificati nella tradizione accademica come letteratura di condotta, siano stati rielaborati dallo scriba Rate all'interno di un progetto coerente che articolava l'istruzione diretta alle giovani generazioni, costruendo così ruoli educativi complementari per figlio e figlia all'interno della cornice della famiglia tradizionale. Mentre gli insegnamenti rivolti al giovane uomo sono articolati attraverso direttive esortative accompagnate da giustificazioni discorsive – rafforzando così l'autorità maschile e l'ideale di governo della casa – quelli rivolti alla figlia assumono un carattere prescrittivo, volto a interiorizzare la modestia e l'autocontrollo come habitus sia fisico che sociale, con costante enfasi sulla gestione economica e sulla rispettabilità borghese. Confrontando gli altri testi del primo opuscolo del manoscritto – Sir Isumbras, Saint Eustace e Right as a Ram’s Horn – risulta chiaro che Rate ha perseguito un processo di bilanciamento redazionale e ideologico che presenta la famiglia nucleare come paradigma della società cristiana e urbana tardo-medievale.</p>Letizia Vezzosi
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2025-12-152025-12-15418320910.14672/fg.3155La rumorosa educazione silenziosa delle donne: commento alla traduzione di I Tim 2, 11-12 in gotico
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<p>L'oggetto di questo saggio è la discussione della traduzione gotica di due termini per "silenzio" tratti da due versetti consecutivi della Prima Lettera di San Paolo a Timoteo (1 Tm 2,11-12). In questi versetti il testo greco e la versione latina offrono la stessa forma due volte (rispettivamente ἐν ἡσυχίᾳ e in silentio), mentre in gotico ricorrono due parole diverse: nel secondo caso, al versetto 12, i curatori concordano sulla lezione in <em>þahainai</em>; la prima occorrenza, al versetto 11, è molto più dibattuta, anche a causa della lacunosa trasmissione manoscritta. Il saggio passa in rassegna tutte le proposte editoriali e poi procede ad esaminare i passi in cui ἡσυχίᾳ è reso in gotico. Sono coinvolti due termini: *hliuþs e *þahains; *hliuþs è un hapax legomenon, attestato solo nella prima occorrenza nel brano di Timoteo in esame. Un'attenta analisi del significato di *hliuþs – anche alla luce delle occorrenze del termine affine nell'antico islandese – porta alla conclusione che, nel contesto di Timoteo, la resa di ἡσυχίᾳ con hliuþa è accettabile sia per motivi etimologico-linguistici (nonostante un significato apparentemente contrastante di "rumore") sia per ragioni specificamente culturali e teologiche, a testimonianza della competenza di Ulfila nel rendere in gotico passaggi complessi delle epistole paoline. Metodologicamente, il saggio mostra che lezioni lacunose nella loro trasmissione testuale devono essere soppesate e interpretate tenendo debitamente conto del contesto culturale, sia quello dell'età paolina sia quello del tempo della traduzione gotica.</p>Alessandro Zironi
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2025-12-152025-12-15421123710.14672/fg.3157