Decivilizzazione e demonizzazione. Il rifacimento del ghetto nero in America
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada2008153%25pAbstract
Questo lavoro è suddiviso in due parti1. Nella prima considero le trasformazioni avvenute, sotto il profilo della realtà materiale e del discorso pubblico, nel ghetto nero dell’America dopo gli anni Sessanta, come risultato di due processi interconnessi. A livello socio-relazionale il ghetto ha subito un processo di “decivilizzazione” (decivilization) – nel senso assegnato al termine da Elias –, che non è il prodotto di cattive congiunture economiche, dell’eccessiva generosità dello Stato sociale, della “cultura della povertà” né degli istinti “antisociali” dei residenti, quanto piuttosto dell’arretramento dello Stato, cui fa seguito una disintegrazione dello spazio pubblico e delle relazioni sociali nel centro cittadino. A livello simbolico questo processo trova una eco nella demonizzazione del sottoproletariato nero ricorrendo al tropo della underclass, un mito accademico radicato nelle odiose immagini del “capobanda” terribile e della sua dissoluta madre “che vive a spese dell’assistenza”.Downloads
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