Futuri passati e memorie future. Il caso della diga del Vajont
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada20232pp29-44Parole chiave:
vajont, idroelettrico, disastri, antropologia storica, memory studiesAbstract
La notte del 9 ottobre 1963 un’enorme frana cadde nel bacino idroelettrico della diga del Vajont. L’onda generata colpì le comunità di Longarone, Codissago, Erto e Casso insieme ai loro luoghi di vita. L’area coinvolta fu stravolta in modo drastico, ma già da qualche anno erano in corso importanti trasformazioni. L’onda accelerò il processo. L’innesto di un sistema di infrastrutture idroelettriche fu presentato come alternativa a una crisi del mondo economico e sociale della montagna – crisi che in realtà contribuì a generare e alimentare. Attingendo dal lavoro di ricerca etnografica e storica condotto nella Valle e dalle testimonianze raccolte, l’articolo analizza il processo di trasformazione della diga del Vajont da infrastruttura simbolo del progetto nazionale di modernizzazione del Paese a oggetto di memoria centrale in pratiche di narrazione e monumentalizzazione.
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