Violare le interdizioni statutarie: un’etnografia delle unioni “proibite” sugli altipiani del Madagascar
DOI:
https://doi.org/10.14672/ada20242pp10-24Parole chiave:
Madagascar, stigma, Parentela, Eredità della Schiavitù, ProibizioniAbstract
La letteratura che si è concentrata sulle eredità della schiavitù in Madagascar (come in altri contesti africani) ha messo in luce da tempo come le interdizioni matrimoniali tra discendenti di liberi e discendenti di schiavi caratterizzino ancora, in maniera spesso taciuta ma pervasiva, le modalità di riproduzione delle reti parentali locali e contribuiscano a riaffermare lo stigma associato alla discendenza servile. Questo articolo si concentra, invece, sulle storie, le difficoltà e le esperienze di coloro che hanno consapevolmente o inconsapevolmente violato queste interdizioni, creando – spesso a rischio di essere estromessi dalle rispettive famiglie – nuovi legami di parentela e di cura intergenerazionale che tentano faticosamente di travalicare i vincoli delle distinzioni statutarie locali. In genere non formalizzate, queste unioni “proibite” non solo contribuiscono a produrre tensioni, confitti e riformulazioni profonde delle forme di relazionalità locali, ma svelano anche le contraddizioni che emergono tra la necessità di mantenere intatti la “purezza” e “l’onore” di un gruppo di discendenza e i principi di inclusività e parentela allargata legati al concetto locale di fihavanana (lit. “agire come un parente”).
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