Gli ipertesti, dove sono? E il web, vive forse in eterno?
Alla ricerca di una letteratura ipertestuale perduta
DOI:
https://doi.org/10.14672/20222070Parole chiave:
Ipertesto; Letteratura elettronica; Narrazione; Informatica umanistica.Abstract
La letteratura ipertestuale si afferma con l’avvento del world wide web. Debitori delle teorie postmoderniste, autori come Michael Joyce, Stuart Moulthrop, George P. Landow hanno monopolizzato il genere enfatizzando gli hyperlink come strumento di sovversione gerarchica delle strutture delle storie. Web 2.0 e definitiva digitalizzazione di ogni esperienza vitale impongono, da una parte, una rivisitazione della definizione di ipertesto; dall’altra, segnano con i social media l’esplosione di una narrativa del quotidiano. In questa prospettiva, un racconto giornalistico come Snow Fall, pubblicato sul sito del «New York Times» nel 2012, dimostra la perdurante vitalità di una letteratura ipertestuale disposta a mettere al centro della sua narrazione multimodale il testo, in alternativa a una letteratura elettronica orientata sempre di più verso le piattaforme e gli algoritmi delle app visuali.
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