«Quel pezzetto di ippocampo è qualcosa che manca»: scritture sul corpo in Non luogo a procedere di Claudio Magris
DOI:
https://doi.org/10.14672/20191589Keywords:
Corpo, Claudio Magris, Non luogo a procedere, Risiera di San Sabba, Storia, Body, Geocriticism, Blameless, HistoryAbstract
Nel muovere le fila dalla disgregazione del tempo e della storia, Non luogo a procedere di Claudio Magris (2015) è indubbiamente chiamato a fare i conti con le conseguenze di un «medioevo postmoderno» (cfr. L’infinito viaggiare, 2005) che sfaldano il tessuto narrativo ma parimenti propiziano il sorgere di uno spazio inedito del racconto, laddove la scrittura si fissa in maniera prensile al mondo reale. Il presente contributo intende soffermarsi sulla preminenza del corpo nell’ultimo romanzo dello scrittore triestino, analizzandone non solo la resa stilistica, ma al tempo stesso prestando attenzione alle dinamiche intratestuali, al fine di tracciare i punti fermi di una diacronia tematica. In ultima istanza, si vuole guardare alle geografie corporali sottese al romanzo, tali da rendere il setting del libro un vero e proprio organismo, ininterrottamente esposto ai veleni della Storia.
Portraying the breakdown of Time and History, Claudio Magris’ Non luogo a procedere (2015) deals with the consequences of «Postmodern Dark Ages» (see L’infinito viaggiare, 2005) which crack the narrative texture and, at the same time, outline a new textual space; a space in which writing grasps reality, converging towards a deep word-world mimesis. The current essay seeks to investigate how the prominent role of the body, in Non luogo a procedere, turns to assess the primacy of a rhetoric level where the body itself becomes a starting point of a thematic diachrony. By addressing corporeal geographies of Non luogo a procedere, the novel reveals itself as a true and proper organism, tainted by the poisons of History.
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