Ajgi e Malevič: dialogo a distanza
DOI:
https://doi.org/10.14672/20191593Keywords:
Gennadij Ajgi, Kazimir Malevič, Avanguardie russe, Neoavanguardie, Poesia, Traduzione, Russian Avant-gardes, Neo Avant-gardes, Poetry, TranslationAbstract
L’articolo mette in luce alcuni collegamenti che intercorrono tra la vita e l’opera di Gennadij Ajgi e le avanguardie russe, nello specifico con la scrittura poetica di Kazimir Malevič, figura di riferimento per il poeta ciuvascio. Il rifiuto dei concetti di bellezza e di utilità dell’opera artistica si esprime, in maniere differenti ma per molti versi affini, in una ricerca mistica che si traduce sia nella forma sia nel contenuto del testo poetico. Mentre da una parte Ajgi non condivide, in maniera analoga ai contemporanei neoavanguardisti, la dimensione sociale del lavoro creativo dei suoi predecessori, il moto ‘rivoluzionario’ viene qui tradotto in una fuga dalle forme tradizionali e in una ricerca di fedeltà della parola al pensiero, anche a scapito della sua leggibilità immediata. Una lettura parallela di alcuni testi poetici di Malevič e Ajgi permette di riconoscere una traiettoria che, dall’‘uomo in movimento’, fisico e meccanico, decantato dalle avanguardie, evolve in un uomo che destina tutte le forze dinamiche a un’intensa contemplazione. I testi commentati si mostrano così non solo come un’operazione sulla lingua le cui basi erano state gettate dagli artisti delle avanguardie, ma anche come testimonianza di un modo specifico di intendere il significato della creazione. L’articolo è accompagnato dalla traduzione di quattro poesie, scritte da Ajgi tra il 1961 e il 1978, dedicate al suprematista.
The article highlights some links between the life and work of Gennady Aygi and the Russian avant-gardes, specifically with the poetic writing of Kazimir Malevich, a reference figure for the chuvash poet. The refusal of the concepts such as beauty and utility of the artistic work is expressed in a mystical research that is translated both in the form and in the content of the poetic text. While on the one hand Aygi does not share, among with other neo-avant-gardists, the social dimension of the creative work of his predecessors, the ‘revolutionary’ motion is here translated into an escape from traditional forms and into a search for loyalty of the word to the thought, even at the expense of its immediate legibility. A parallel reading of some poetic texts by Malevich and Aygi allows to recognize a trajectory that, from the ‘man in motion’, physical and mechanical, extolled by the guards, evolves into a man whose dynamic forces are committed to an intense contemplation. The commended texts thus appear not only as an operation on the language whose bases had been laid by avant-garde artists, but also as a witness to a specific way of understanding the meaning of creation. Four poems, written by Aygi between 1961 and 1978, and dedicated to the suprematist, are attached to the article in Russian-Italian translation.
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