Il contagio distopico
DOI:
https://doi.org/10.14672/20201724Keywords:
Contagio, Epidemie, Distopia, Controfattualità, Jack London, Contagion, Epidemics, Dystopia, CounterfactualityAbstract
Ai tempi della pandemia da Covid-19 che stiamo vivendo ancora oggi, risulta ancora più necessario sottolineare come a livello letterario, storico e medico la diffusione di malattie infettive sia sempre stata documentata. La paura delle epidemie e del contagio sembra essere un vero e proprio topos narrativo che accompagna l’uomo sin dall’antichità; tuttavia, questi stessi concetti assumono caratteristiche e un significato diversi in base a un determinato contesto storico e allo sviluppo tecnologico presenti in esso. In tal senso, la scoperta della microbiologia della fine dell’Ottocento, che offre le evidenze empiriche del possibile contagio interumano, ha delle ricadute invitabili sulle paure dell’uomo, che incidono anche a livello narrativo. Contestualmente nasce il genere letterario distopico (sorto piuttosto tardivamente rispetto a quello utopico, sua controparte positiva) e con esso si apre l’immaginario catastrofico di una pandemia in grado di cambiare o sterminare per sempre l’umanità. Questo contributo sottolinea come la funzione neurocognitiva di immaginare mondi possibili (controfattualità) sia connaturata al genere umano e alla base del discorso distopico, che di volta in volta incarna le paure più recondite dell’uomo al fine di esorcizzarle. In relazione a ciò, viene altresì analizzato il cambiamento del tema del contagio in letteratura, con particolare attenzione alla distopia, mostrando come The Scarlet Plague di Jack London sembri canonizzare un genere prima sconosciuto, ossia la narrativa distopica dell’epidemia.
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At the time of the Covid-19 pandemic that we are still experiencing today, it is even more necessary to emphasize how the spread of infectious diseases has always been documented at a literary, historical and medical level.The fear of epidemics and contagion seems to be a real narrative topos that has accompanied man since ancient times. However, these same concepts take on different characteristics and meaning according to a certain historical context and the technological development present in it. In this sense, the discovery of the microbiology of the late nineteenth century that offers empirical evidence of possible inter-human contagion has inviting repercussions on human fears, which also affect the narrative level. At the same time, the dystopian literary genre was born (which arose rather late than the utopian one, its positive counterpart) and with it the catastrophic imagery of a pandemic capable of changing or exterminating humanity forever. This contribution underlines how the neurocognitive function of imagining possible worlds (counterfactuality) is a specific characteristic of mankind. It is also the basis of the dystopian discourse, which from time to time embodies man’s most hidden fears in order to exorcise them. Therefore, it is also analyzed how the theme of contagion changes in literature, with particular attention to dystopia, showing how Jack London’s The Scarlet Plague seems to canonize a previously unknown genre, namely the dystopian narrative of the epidemic.
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