Neuroretorica dello "straniamento"
DOI:
https://doi.org/10.14672/20253126Parole chiave:
Straniamento, Verfremdung, Novità, Emisfero sinistro, Sindrome di Stendhal, Processo predittivoAbstract
La teoria dello straniamento teorizzata dal formalista russo Viktor Šklovskij ha trovato un avallo probatorio nell’ambito del gestaltismo e parziali opposizioni nella comunità scientifica degli ultimi anni, soprattutto nell’ambito del neuro-cognitivismo. Psicologi e neuro-scienziati hanno infatti messo in luce non solo come l’emisfero destro del cervello umano sia specializzato nel processare l’ignoto prima che intervenga l’emisfero sinistro a operarne una classificazione, ma come la novità costituisca un pericolo potenziale là dove l’ippocampo non trova archiviato nulla di simile, e quindi l’azione fondamentale svolta dal cervello – il predictive processing – può incorrere in errori previsionali e incrinare il circuito della ricompensa: anche la cosiddetta sindrome di Stendhal va riletta oggi come effetto pernicioso del novum sul cervello. Il contributo storicizza il concetto di novità a partire dal primo Novecento e lo raffronta all’attuale proliferazione di serializzazioni e adattamenti, che agiscono in modo opposto allo straniamento di Šklovskij, dando luogo alla ripetizione e al sempre-uguale dell’estetica mainstream.
##submission.downloads##
Pubblicato
Come citare
Fascicolo
Sezione
Licenza
Copyright (c) 2025 Stefano Calabrese, Valentina Conti

Questo lavoro è fornito con la licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.

Tutto il contenuto del sito, compresi gli articoli della rivista, sono licenziati secondo una Creative Commons Attribution 4.0 Unported License, eccetto dove espressamente indicato.
Gli autori mantengono il copyright sui propri articoli e materiali supplementari senza restrizioni e mantengono il diritto di pubblicazione senza restrizioni.
