Temere e abitare
Per una teoria densa del fantastico e dei generi narrativi in generale
DOI:
https://doi.org/10.14672/20242699Abstract
Partendo dal presupposto che la narrazione è un sistema complesso, si può pensare innanzitutto che ogni testo narrativo sia organizzato su tre livelli (cognitivo, sociologico e antropologico) e che la loro interazione risponda sempre, principalmente, a un’esigenza evolutiva fondamentale, quella relativa alla necessità dell’essere umano di pensarsi come abitante del mondo attraverso il timore che, dalle origini, accompagna questa esperienza. In quest’ottica, il ruolo della narrativa è quello di rappresentare una frattura abitativa per mettere in discussione lo spazio nella sua connotazione socio-politica consolidata e attingere a una topologia fantastica, ai fini di compiere un’operazione trascendentale di comprensione delle dinamiche della vita ordinaria e di pervenire a un conseguente riorganizzazione. Considerando quindi il numero limitato degli spazi fondamentali per l’essere umano e che il timore comporta tre tipi di reazioni (il congelamento, la fuga e la lotta), è infine possibile pensare l’intero sistema letterario, in particolare dall’Ottocento in poi, organizzato in generi che si costituisco attorno alle risposte abitative offerte dalla narrazione.
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